Milano 31 Ottobre – Articolo di Simone Fortunato tratto dal numero di Tempi in edicola – Un soldato si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Capita di imbattersi nel film che ti sorprende, per umanità e intensità. Chi scrive e scrive qui da 17 anni si vede alla settimana decine di film. Belli, brutti, così così. E il più delle volte entra al cinema senza volutamente leggersi nulla del tal film, per non essere troppo condizionato, per non farsi fregare dai pregiudizi.
Sorprendimi, è la domanda che ci portiamo in sala. E Mine ci ha sorpreso non solo perché l’hanno diretto due ragazzi di San Donato Milanese ma perché nella sua essenzialità (la trama si riassume nella vicenda di un soldato che rimane bloccato su una mina) si porta dietro una domanda. Chi è un soldato? È uno che sbaglia, ha fatto sempre un sacco di errori prima e durante la guerra. E che cosa lo salva? L’abilità, la fortuna? No: la capacità di fare un passo per la vita, attaccato, nel pieno della tragedia dei tuoi errori, a chi ti ama, all’esperienza di Bene e di Bello che ti porti sempre appresso.
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