Milano 31 Ottobre – Questa volta sembrava fatta. C’erano volute settimane di lavoro, una spola ininterrotta tra Milano e Roma, riunioni e appelli, trasferte e diplomazie. Ma alla fine il pressing aveva prodotto risultati: tutto quello che serviva per chiudere il passato e i conti di Expo e soprattutto per aprire il capitolo del post Expo era stato inserito nella legge di Bilancio. Bottino pieno. Tutti soddisfatti, tutti rassicurati. Ed è anche per questo che la caduta è stata avvertita da Milano con una forza ancora maggiore. Perché la beffa è arrivata nell’ultimo miglio.
Nella versione definitiva del documento economico, quello che ha in calce il bollino del ministero del Tesoro ed è stato inviato al Quirinale per la firma, sono rimasti solo i finanziamenti per Human Technopole. Ma è scomparso un intero articolo dedicato all’Esposizione: stralciato. Insieme alla figura del nuovo commissario straordinario per la liquidazione di Expo spa, ai 9,5 milioni del governo necessari per far calare il sipario sulla società di gestione e agli 8 milioni previsti per iniziare la progettazione del nuovo campus della Statale a Rho-Pero rincorsi dal rettore Gianluca Vago.
È stata una giornata di telefonate e tensioni, quella di ieri. Poi, il gelo. Possibile che le norme su Expo siano sparite? Questa la domanda che è rimbalzata per ore a Milano. Gianni Confalonieri era tornato giovedì sera da Roma con in tasca la certezza che tutto quello che serviva fosse stato inserito in Finanziaria. Qualcosa si è perduto nel viaggio. E ora il commissario delegato di Expo trova a fatica le parole. Solo un telegramma: nelle prossime ore valuterà il da farsi.
In realtà, non tutto è perduto. L’intero testo che riguarda Human Technopole c’è. Ci sono le basi per creare la fondazione che dovrà gestire i laboratori dedicati alle scienze della vita e ci sono i fondi: 628 milioni (più gli 80 già stanziati) fino al 2022, 140 milioni dal 2023 in poi. Ma questo, in fondo, è il progetto strategico che sta più a cuore al governo per l’area. Quello che è sparito è tutto il resto per cui Milano si era più spesa. Adesso, da Roma arrivano nuove rassicurazioni. Nessun problema, il senso. L’investimento per il campus, si fa capire, ci sarà e ci sarà tutto. Basterà solo aspettare la metà di novembre, quando l’esecutivo siglerà il Patto per la Lombardia sul modello di quello per Milano. È lì che spunteranno non solo gli 8 milioni iniziali, ma gli oltre cento milioni che rappresentano il contributo dello Stato al trasferimento delle facoltà scientifiche a Rho-Pero. Ma, certo, rimane il segnale (mancato) per la città.
La battaglia dovrà continuare anche per le norme che riguardano la chiusura di Expo spa. Lo scorso luglio, il piano presentato dal collegio dei liquidatori per chiudere i conti era stato “congelato”. Per far quadrare i bilanci e sostenere le necessità economiche da qui al 2021, i soci dovranno ancora versare una cifra complessiva di 23 milioni e 690mila euro. Il Tesoro aveva rimandato la certezza della propria quota – 9,5 milioni – proprio alla scrittura della manovra. Ma anche questi fondi (suddivisi per anni) sono saltati, insieme alla figura del commissario straordinario per la liquidazione. Sfumati sul traguardo.
Anche in questo caso da Roma si sdrammatizza: l’articolo Expo – come molti altri spariti all’ultimo per non appesantire la manovra – rispunterà in Parlamento con il maxi-emendamento del governo che tradizionalmente fa rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta. Ma Milano dovrà aspettare, fino alla fine. Sapendo che se davvero i fondi per la liquidazione non dovessero esserci, alla spa in teoria non rimarrà che portare i libri in tribunale.
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