Milano 2 Novembre – Chiusi per ponte. Sono i medici di famiglia milanesi, che d’ora in poi nei giorni prefestivi abbasseranno la saracinesca e terranno chiusi gli studi. A prevederlo è un accordo siglato tra i camici bianchi e l’Ats metropolitana (l’ex Asl): i pazienti che avranno bisogno del medico prima di un ponte – per esempio, il prossimo 6 dicembre, prima di Sant’Ambrogio e dell’Immacolata – potranno quindi solo rivolgersi alla ‘continuità assistenziale’. Ovvero, alla guardia medica. Oppure andare in pronto soccorso per i casi urgenti.
Ad avanzare la richiesta sono stati i sindacati dei medici: “È una possibilità prevista dall’accordo collettivo nazionale – spiega Ugo Tamborini dello Snami, il sindacato degli autonomi – In questo modo viene uniformata la situazione in tutto il territorio che fa capo a corso Italia”. Le chiusure prefestive erano infatti già previste nelle ex Asl di Legnano e Melegnano, da inizio 2016 riunite nell’Ats metropolitana con quella milanese. “Il servizio verrà comunque assicurato – aggiunge Vito Pappalepore, segretario cittadino della Fimmg, la federazione dei medici di famiglia – dai medici di continuità assistenziale, operativi nei fine settimana e nei weekend.
Per le urgenze, poi, il paziente potrà rivolgersi al pronto soccorso”. E pazienza se proprio sulle carenze d’organico della guardia da medica, gli stessi sindacati dei medici da anni fanno battaglia, sostenendo la necessità da parte di corso Italia di procedere con assunzioni a tempo indeterminato: d’ora in poi, nei giorni a ridosso di un ponte gli studi medici saranno chiusi. Unica eccezione, quelli associati, nei quali lavorano diversi dottori: in questo caso, se il ponte durerà due giorni dovranno aprire al mattino del giorno prefestivo.
“È una soluzione – spiega Marco Bosio, direttore generale dell’Ats – che varrà per pochi giorni all’anno. E che comunque potrà essere rivista appena saranno varate le nuove regole per la medicina del territorio,
che dovrebbero incentivare la medicina di gruppo e gli studi associati”. Certo la decisione è destinata a far discutere. E non solo i pazienti, tra cui ci sono commercianti o impiegati che nei giorni prefestivi sono al lavoro. Ma anche la politica: l’anno scorso il Consiglio regionale votò (scatenando la rivolta dei sindacati) un ordine del giorno per allargare gli orari di lavoro dei medici di famiglia. Con studi aperti anche durante il weekend dalle 8 alle 20.
Alessandra Coeica (Repubblica)
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