La (im)mobilità dolce penalizza anche i defunti

Milano

Milano 8 Novembre – Mentre l’assessore alla mobilità Granelli, anziché occuparsi dei problemi concreti dei cittadini, con la supponenza che lo contraddistingue (così come caratterizza, in genere, chi, animato da fanatismo ideologico, è convinto di esser depositario di verità supreme tali da dover piegare ad esse anche la realtà…) sdottora a destra e a manca di “lentezza” come nuovo stile di vita della città, conseguito chiaramente con dure imposizioni e limitazioni ai cittadini (in particolare agli automobilisti) vendute come grandi conquiste, perfino i defunti del Monumentale (e i loro parenti) pagano dazio alle dissennate politiche delle amministrazioni di sinistra.

Infatti, con l’apertura della M5 (che, non ci si deve stancare mai di ricordarlo, è stata solo inaugurata dall’amministrazione Pisapia, ma voluta e realizzata da quella precedente) e la riqualificazione del piazzale del Cimitero stesso, sono stati eliminati tutti i relativi parcheggi.

Così come sono stati eliminati gli stalli auto lungo i controviali laterali rispetto al piazzale di fronte all’ingresso principale, cioè quelli in corrispondenza degli accessi secondari, i quali, per altro, da qualche tempo, sono quasi sempre chiusi, tanto che il Comune ha annunciato in pompa magna che, nella settimana compresa tra il trentun ottobre e il quattro novembre, cioè a cavallo della commemorazione dei defunti, seppur con orario ridotto rispetto a all’accesso principale, sarebbero straordinariamente rimasti aperti.monumentale2

Per il Comune, probabilmente, l’assoluta impossibilità di avvicinare il cimitero con un’automobile ha comportato la “restituzione” dell’area ai milanesi, secondo la logica perversa di questi fanatici per cui l’automobile “sottrae” spazio ai cittadini, mentre il fatto che ad usarla siano, per esigenza, questi ultimi non passa loro neppure per l’anticamera del cervello, probabilmente saturata da ideologie e chiacchiere suadenti, ma inconcludenti; il Comune sosterrà anche di aver dato “decoro” all’area, visto che per le amministrazioni di sinistra l’unico elemento che toglie decoro alla città è l’automobile privata (quella collettiva, invece, è avanguardia, progresso), mentre l’abusivismo, le occupazioni patrocinate dai centri sociali e i clandestini ammassati in modo disumano all’addiaccio nelle strade sono decorosissimi; infine, probabilmente il Comune avrà pensato di trasformare quelle aree che erano destinate a parcheggio in “luoghi” (magari inutilizzati, ma questo poco importa, l’utilità non è un criterio considerato), visto che, come ha spiegato a suo tempo Maran presentando un progetto di “riqualificazione” dell’area sottostante il cavalcavia del Ghisallo adibita fino a quel momento a parcheggio, si sarebbe ridata una funzione sociale a un “non luogo”, perché, a quanto pare, un parcheggio per automobili di proprietà è addirittura un “non luogo”.

Il problema è che, luogo o non luogo, ora (e s’è visto durante la settimana a cavallo del due novembre, quando l’affluenza al Monumentale è massima) le persone anziane che, con le loro vecchie e scalcagnate utilitarie, andavano a portare le piante di crisantemo sulle tombe al monumentale, devono caricare le loro pesanti zavorre sui mezzi pubblici, con tutte le difficoltà che questo comporta.

In altre parole, senza voler con questo sostenere che uno debba poter arrivare ovunque in automobile, è assurdo che ora il cimitero sia inavvicinabile se non a piedi (e il piazzale del cimitero Monumentale è tutto fuorché un luogo che invogli le passeggiate) o con i mezzi pubblici.

Almeno, si sarebbero potuti salvare i parcheggi nei controviali laterali (anche con sosta limitata ad un tempo breve, per esempio un’ora, in modo da garantire la rotazione) mantenendo i relativi ingressi aperti, oppure prevedere un’area vicino all’accesso principale in cui, quantomeno, le auto potessero brevemente fermarsi per scaricare, magari, nei giorni di maggiore affluenza (quindi a cavallo del due di novembre), regolando le fermate con l’ausilio di un vigile, per un paio di giorni sottratto al gravoso compito di comminare quante più sanzioni per divieto di sosta possibile.

Insomma, si sarebbero, quantomeno, potute e dovute contemperare le esigenze dei cittadini con i preconcetti dell’amministrazione, e invece, ancora una volta, la sfrenata crociata di quest’ultima contro il mezzo di trasporto privato ha avuto la prevalenza sulle necessità delle persone più anziane e con maggiori difficoltà deambulatorie.

Ma la Milano di Maran, Granelli e Majorino è quella in cui inclusione, condivisione e partecipazione sono solo ipocriti vaniloqui, visto che, nonostante le suadenti chiacchiere di chi la governa, sta diventando una città elitaria, esclusiva ed eugenetica, alla quale possono avere accesso soltanto coloro che sono conformati a severissimi canoni (di censo, classe, salute, età, pensiero) imposti dall’alto, mentre per gli altri è prevista una sorta di “eutanasia della cittadinanza”.

Questa Milano è quella in cui l’assessore Rozza, una volta saputo che alla pubblica assemblea di presentazione del progetto di “riqualificazione” di piazza Oberdan avrebbero partecipato anche comitati di cittadini non allineati con tanto di proposta alternativa (redatta gratuitamente dall’Arch. Seregni), ha frettolosamente cancellato l’evento per riproporlo, in modo carbonaro, in un albergo, alla sola presenza della claque dell’amministrazione. Con buona pace di tutti i fiumi di retorica sulla partecipazione con i quali la sinistra ha ammorbato per anni i milanesi.

Non ci si può certo aspettare, nonostante quando non sia al governo la sinistra ritenga illegittima qualsiasi decisione assunta dalla maggioranza senza l’accordo dell’opposizione, che questa gente nel portare avanti il proprio programma prenda almeno in considerazione i problemi reali di molti cittadini, provando a non penalizzare gratuitamente intere categorie di essi.

E’ chiaro, quindi, che, nell’ossessiva volontà di obbligare chiunque ad andare in bici o a comperare i costosi servizi privati di car sharing in convenzione con il Comune, l’amministrazione in carica non comprenda come non tutte le esigenze dei cittadini possano essere soddisfatte pedalando (la riprova è che i tecnici di “BikeMe” per la manutenzione delle stazioni girano in furgone…) e che determinate politiche possono comunque esser portate avanti con buon senso e, soprattutto, in modo coordinato.

E risultati sono le assurdità, inutili e costose, che tutti possono ammirare.

 

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