Milano 8 Novembre – Il MUDEC di Milano apre le sue porte a Jean-Michel Basquiat, indiscusso protagonista della scena americana e mondiale degli anni ’80, considerato uno degli artisti più influenti dei nostri tempi.
Jean-Michel Basquiat, Autoritratto, 1981, Acrilico, olio, pastello a olio e collage su tre tavole, (Mugrabi Collection) © The Estate of Jean-Michel Basquiat by SIAE 2016
La mostra dedicata a Jean-Michel Basquiat rappresenta per il MUDEC di Milano un elemento di connessione con uno dei principali movimenti artistici del XX secolo, il Graffitismo americano. Riuscire a “trasportare” all’interno di un contesto museale un artista come Jean Michel Basquiat potrebbe sembrare inopportuno perchè le sue opere si nutrono della strada, eppure il fine giustifica il mezzo. Almeno così la pensano i curatori Gianni Mercurio e Jeffrey Deitch, amico di Basquiat, nonchè ex direttore del MOCA di Los Angeles.
Jean-Michel Basquiat, Back of the Neck, 1983, serigrafia a cinque colori con coloritura a mano su carta, (Mugrabi Collection) © The Estate of Jean-Michel Basquiat by SIAE 2016
Jean-Michel Basquiat (New York 1960 – New York 1988) è stato uno dei protagonisti del secolo scorso. La vita e l’opera, nonostante siano trascorsi molti anni dalla sua morte, continuano ad influenzarci e a trasmetterci la sua grande passione per l’arte. Un’arte liquefatta dalle emozioni di un uomo in lotta contro il sistema e le sue regole. Un’arte tribale che nasce dalla negritudine e che attraverso il segno della pittura non vuole esprimere un significato ma liberare un’emozione. Le opere nascono dalla rabbia e dalla ricerca di affermazione di un’identità troppo spesso negata.
Ai suoi esordi Basquiat si nasconde dietro gli enigmatici graffiti firmati SAMO della sporca New York di fine anni ’70, per poi approdare in galleria. La prima esposizione personale dell’artista è in Italia: maggio 1981, Modena, Galleria di Emilio Mazzoli; gli echi della strada sono ancora presenti ma c’è più bomboletta spray e richiamo all’espressionismo. Basquiat dice addio a SAMO. L’incontro successivo con la gallerista romana Annina Nosei è fondamentale per il suo trasferimento a New York, prima a SoHo e poi a Crosby Street. Nel tempo le sue opere acquistano un carattere sempre più complesso e contaminato dal mondo dei cartoon. Molti collezionisti sono affascinati dai suoi lavori così come lo sono tanti artisti, primo fra tutti Andy Warhol, con cui inizia a collaborare a metà degli anni ’80. I due si influenzano a vicenda dando vita ad opere contaminate dalla poetica jazz. La successiva ed inevitabile rottura con Warhol sarà per Basquiat letale: eroina e morte.
Jean-Michel Basquiat, Jazz, 1986 (Collezione privata) ©Photo Carlotta Coppo
L’esposizione al MUDEC ripercorre quasi dieci anni di creazione artistica di Basquiat e può essere vissuta in due modi differenti: geograficamente e cronologicamente. Il primo, seguendo i luoghi che hanno segnato la vita dell’artista, il secondo interpretando la trasformazione avvenuta nel corso degli anni.
Sono circa 140 i lavori esposti, realizzati tra 1980 e 1987. Compaiono opere di grandi dimensioni, tra cui le famose collaborazioni con Andy Warhol: ne sono un esempio l’acrilico Dog (1984) e Poison /Eel (1984-85), che sottolineano entrambe la sinergia Pop Art-Graffitismo. Warhol convince Basquiat a servirsi di serigrafie e materiale stampato e Basquiat incoraggia Warhol a tornare alla pittura a pennello dei primi lavori. In mostra compaiono anche disegni, foto e una serie di piatti in ceramica. Quest’ultima collezione è connotata da un segno grafico inconfondibile. Basquiat ritrae con ironia personaggi famosi, artisti e amici.
Ci sono quadri-scultura, come Jazz del 1986, che appartengono all’ultima fase creativa di Basquiat. La musica, sua compagna fedele, compare in questa opera accostata ai peculiari stilemi dell’artista. Infine, la fascinazione dei cartoon si evidenzia in Pyro, opera alquanto complessa ispirata ad un personaggio dei fumetti Marvel. Uno schizzo di figura nera immerso tra grattacieli newyorkesi è avvolto da un’aura ribelle e da un’espressione terrificante. Tutte queste opere raccontano Basquiat: l’anti-eroe, l’anatomista maledetto e il musicista di quell’arte sovversiva, differente ed emarginata che non diffida del diverso.
Flavia Annechini
Jean-Michel Basquiat a cura di Jeffrey Deitch e Gianni Mercurio
MUDEC-Museo delle Culture
Via Tortona 56, Milano
Fino al 26 febbraio 2017
Tratto da D’ARS Magazine
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