Milano 17 Novembre – I sostenitori del Sì al Referendum affermano che, in caso di loro vittoria, potremo finalmente avere un sacco di leggi in pochissimo tempo. Il che risolverebbe una serie di problemi cronici Italiani, tipo la penuria di atti legislativi. Ne abbiamo solo un milione, un milione e mezzo dopotutto. Di cui, esattamente, nessuno sa quanti ne siano in vigore. Quindi abbiamo bisogno di averne molti, molti di più. Per esempio, in questi giorni, ci siamo accorti che non esiste una legge abbastanza dura contro quelli che rivendono i propri biglietti dei concerti su siti internet. Bisogna punirli con sanzioni che vanno dai 30 mila ai 180 mila euro, oscurarne il sito, condannarli alla gogna sulla pubblica via, alla damnatio memoriae e tatuargli una lettera scarlatta in fronte. Ovviamente, come il calabrone è incurante dell’impossibilità fisica di volare e vola lo stesso, la procura di Milano è incurante della penuria di leggi per colpire il fenomeno, così ha mandato le forze dell’ordine a perquisire le sedi di chi emette i biglietti. Perché? Lo scopriremo solo vivendo, probabilmente hanno creduto alla bufala che i siti siano stati messi offline apposta. In ogni caso, la cosa davvero impressionante, è che nessuno si sia ancora reso conto dell’imbecillità sesquipedale che collega la legge sui bagarini e l’ignoranza economica in questo paese. Riassumiamo la vicenda: io artista, o sua organizzazione, metto in vendita 1000 biglietti a 100 euro. Decido di voler fare prezzi popolari. Sono una brava persona, voto Clinton, fingo di leggere Piketty e penso che il capitalismo faccia schifo. Sono tutto felice. Ho fregato il mercato. Il giorno della vendita i biglietti finiscono in sei secondi. Netti. Ed io mi rollo una canna soddisfatto che quei puzzoni di liberisti non possano nulla contro la cultura libera. Invariabilmente, però, su siti come StuHub i biglietti che a me hanno fruttato magari 20 euro a biglietto si trovano in vendita a 1000 o 2000 euro. A volte, quando i prezzi sono particolarmente appetibili, c’è persino qualcuno che ne acquista pacchetti enormi. Solo per rivenderli. A questo punto parte lo sdegno. E ci si accorge di due, semplici, fatti. Primo, il mercato non lo batti. Secondo, per provarci davvero devi schierare il nemico giurato della libertà economica. Lo Stato. Per cui chiedi una legge contro i bagarini. Che colpirà certamente quelli che al concerto non possono andarci, mentre i bagarini di professione si trasferiranno su siti e server asiatici e riprenderanno daccapo.
Ovviamente, l’interpretazione più banale del fenomeno non sfiora nessuno. Ci mancherebbe. A nessuno passa per l’anticamera del cervello che il problema sia che hai fatto prezzi troppo bassi. O che li hai tarati male. Ma figuriamoci. O meglio, puoi anche proporlo. Ma prima passi da provocatore e poi la Guardia di Finanza passa da te. Tutto molto bello e molto logico. Tanto a noi grandi artisti che combattiamo il capitalismo, fingiamo di leggere Piketty e votiamo Clinton della realtà che ci frega? Siamo ricchi abbastanza da disinteressarcene, dopotutto.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,