Milano 21 Novembre – L’aria inquinata delle città potrebbe essere un mezzo di trasmissione di batteri resistenti. A lanciare l’allarme è un team di ricercatori svedesi del Centro di ricerca sull’antibiotico-resistenza dell’università di Goteborg.
Gli esperti hanno dimostrato che campioni dell’aria prelevati a Pechino contengono Dna di geni che rendono i batteri resistenti agli antibiotici più potenti che abbiamo. “Questo può essere un mezzo di trasmissione più importante di quanto si pensasse”, spiega Joakim Larsson, professore alla Sahlgrenska Academy e direttore del Centro di ricerca dell’ateneo svedese.
Le ricerche di Larsson e colleghi sono già finite sotto i riflettori in passato: gli esperti sono ‘cacciatori di superbug’ e, fra i vari lavori che hanno condotto, hanno analizzato il rilascio di antibiotici nelle vie d’acqua dalla produzione farmaceutica in India, dimostrando che questo processo è in grado di innescare lo sviluppo di batteri resistenti.
In questo nuovo studio, riportato online su ‘Science Daily’, gli scienziati hanno esaminato i geni che rendono i batteri resistenti agli antibiotici in un totale di 864 campioni di Dna raccolti da esseri umani, animali e ambienti diversi in tutto il mondo.
“Abbiamo studiato solo un piccolo numero di campioni di aria. Ma quelli che abbiamo analizzato hanno mostrato un ampio mix di diversi geni collegati alla resistenza. Di particolare interesse è la scoperta di una serie di geni che forniscono la resistenza ai carbapenemi”, un gruppo di antibiotici che si può definire ‘un’ultima spiaggia’ “per infezioni causate da batteri che sono spesso molto difficili da trattare”, dice Larsson.
I risultati non mostrano se i batteri nel campione erano in realtà vivi nell’aria, cosa che li renderebbe una minaccia reale. Ma Larsson precisa: “E’ ragionevole credere che ci sia una miscela di batteri vivi e morti, in base all’esperienza di altri studi sull’aria”.
Il prossimo passo per la ricerca è quello di chiarire il ruolo dello smog . Gli scienziati si chiedono infatti se la resistenza si possa diffondere attraverso l’aria dagli impianti di trattamento delle acque reflue europee. Questo studio verrà effettuato nel quadro di un più ampio progetto internazionale di collaborazione che è appena stato selezionato per un finanziamento da parte della Joint Programming Initiative on Antimicrobial Resistance (Jpi-Amr), nell’ambito della quale il Consiglio di ricerca svedese sta fornendo fondi al gruppo di Goteborg.
“In questo momento stiamo aspettando che i dipendenti di un impianto di trattamento portino i campionatori d’aria”, informa Larsson. Nel contesto di questa ricerca “studieremo anche la loro flora batterica e quella di persone che vivono molto vicino all’impianto e più lontano”. A caccia di una possibile prova di correlazione fra le tracce di antibiotico resistenza nell’aria e questi impianti. (Adnkronos)
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