Milano 21 Novembre – Devo dire, ieri mattina faceva freddo. E non c’era ancora il Sole in cielo. Non c’è mai stato, in effetti, il Sole in cielo. Non che piovesse, ma l’umidità era tale che la differenza non si sentiva. Eppure, esserci in via Rizzoli, esserci a riverniciare le serrande, esserci con i pennelli in mano, con le pettorine di Retake Milano compensava gran parte dei disagi. Tutti no, siamo onesti. Ma gran parte di certo sì. Retake Milano, associazioni anti graffiti che rende Milano migliore un muro alla volta, è quello che mi fa ancora credere nel popolo Italiano. Nel fatto che abbia un futuro. Che non sia destinato all’estinzione. Viviamo un’epoca in cui, il cittadino medio, attende sempre che qualcuno intervenga. Che qualcuno aiuti. Che qualcuno risolva. Senza mai accettare la semplice idea che quel qualcuno, di fondo, debba essere lui. In via Rizzoli ( o meglio all’inizio di via Civitavecchia) ci sono i soli negozi che servono il quartiere. Un quartiere difficile. Che deve convivere con le macerie del sogno del Corriere, con il parco Lambro e le sue feste notturne. Con il degrado che arriva da Lambrate, da via Padova e quello autoctono. È piena periferia, per capirci. Eppure non è la solita periferia. Qui ci sono tanti Italiani che non si arrendono. Che ci credono. Che curano le proprie case, anche quelle popolari. Che lottano per preservare il decoro e la dignità di una comunità.
Tra Maggio e Giugno, una notte, qualcuno è venuto ad imbrattare le saracinesche dei negozi. Ci sono due ipotesi. Dei writer che hanno deciso di portare altro degrado. Oppure, ed è più inquietante, un fenomeno più grande. In quei giorni era stato chiuso il campo nomadi di via Idro. I residenti avevano eletto domicilio nelle macerie delle stamperie della RCS, poco lontano. Questo fatto non era stato senza conseguenze. Dei Rom tutto si può dire, meno che tollerino il crimine vicino a casa propria. È un fatto di sopravvivenza, posto che qualsiasi cosa succeda ricade in automatico su di loro, di solito vivere vicino a comunità stanziali, com’era quella della Rizzoli, crea molti problemi, ma non quello della microcriminalità. Non è una legge fisica, ma è un dato empirico. In cui hanno creduto anche una serie di bande, che non hanno preso bene il fatto. Ci sono stati, ad esempio, una raffica di piccoli furti nelle laterali di via Civitavecchia. Oggetti di poco o nessun valore, lasciati il più delle volte sul balcone. Stendini, scarpe. Si è arrivati persino all’aggressione di un testimone. Poi sono comparse le scritte sulle saracinesche. Il messaggio era chiaro. Questo è il nostro territorio.
Ieri mattina faceva freddo. Ma non abbastanza per non esserci. Per non essere là a dire, colori in mano che no, quello non era il LORO territorio. Quella è casa nostra. È l’alimentari dove andiamo a fare la spesa. La tabaccheria dove andiamo a comprare le sigarette. Il bar dove prendiamo il caffè. E che da lì non ce ne andremo. Non lasceremo il campo libero. Non cederemo neppure un metro. Lo abbiamo detto con i colori. Lo abbiamo detto alla gente che passava. Lo diciamo anche a voi. Questa è l’ultima frontiera della civiltà. E resterà presidiata.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,