Milano 26 Novembre – E niente, non ce la fanno proprio. È più forte di loro. La realtà non gli appartiene. La considerano un attacco ideologico alla loro follia. Gli Arancioni sono tornati, e stavolta incattiviti. La reazione è stata scatenata dalla lettera di una madre. Per capirne il contenuto dobbiamo rivolgerci all’immortale dottor Riccardelli ed al suo “occhio della madre”: ecco, questa donna ferita laddove fa più male, sospesa a metà fra il dolore e la civica indignazione contro il male di questo mondo racconta. Racconta via Facebook. Racconta di suo figlio, moriscos (quindi, per la cronaca, molto simile ad un latino), fermato in Piazzale Loreto (là, dove un latino era stato ucciso da altri latinos, presumibilmente) e perquisito. Ecco, ve la prendete con lui perché è un moriscos, maledetti razzisti. Con tutti i giovani bianchi che potreste fermare! Proprio mio figlio dovevate prendere? Ed eravate in tre! Cioè, nemmeno uno contro uno? E poi voi eravate armati, mio figlio (apparentemente) no. Anche questo non è giusto. Infine, avete fatto un tragico interrogatorio, in cui gli avete chiesto cose umilianti. L’infante a quel punto mi ha chiamate, ma per fortuna sono giornalista, io! E solo allora lo avete rilasciato. Stranamente, sul punto la donna non si indigna per l’osceno classismo della cosa. Se avesse chiamato la madre che di lavoro faceva la bagascia, è da presumere dal delirio della signora, sarebbe stato più che giustificato un arresto. Fin qui la prima parte di quel che ha dichiarato la madre.
Ma siamo andati oltre. In primis la (presunta) giornalista spara la palla più grossa che si sia letta da anni: siamo tornati ai tempi di De Corato in cui i suoi figli avevano paura di uscire di casa. Non dubito che il terrore di uscire sia la pura verità. Dio solo sa che paranoia ha instillato nei figli la madre. Questo spiega, anche, con buona probabilità perché il ragazzo, visti tre poliziotti e senza avere nulla di reale da temere, si sia comunque comportato come se ce l’avesse. E questo, forse, ha provocato l’indagine estemporanea. In ogni caso il punto è un altro. De Corato è un eroe civile che ha lottato contro il degrado di via Padova metro a metro. Uno che c’era. Uno che difendeva gli onesti di tutti i colori. Uno che, conoscendone in minima parte il carattere, sono certo che si sarebbe dispiaciuto di non aver adeguatamente protetto anche questo ragazzo. Dalle ossessioni della madre, con tutta evidenza.
In ogni caso, la parte politicamente grave arriva nei commenti. Quando l’avvocato Mazzali, preposto da Sala alle periferie, dichiara di sentirsi indignato e chiede di minimizzare la situazione di via Padova. Ecco, questo è allucinante. Per qualche strano motivo per gli Arancioni è illegittimo fermare giovani che non siano alti, biondi e con gli occhi azzurri. È inconcepibile che un ragazzo che, complice una educazione che non è assurdo pensare impostata sulla diffidenza per le forze dell’ordine, si comporta in maniera sospetta possa essere fermato. Inoltre, a naso, un avvocato dovrebbe sapere che i racconti testimoniali non brillano tradizionalmente per accuratezza. Però a questo si crede ciecamente. Quindi si chiede a Sala di ritirare l’esercito. Fosse mai che noi Italiani che viviamo nel bacino di via Padova ci sentissimo sicuri. L’importante è che nessun moriscos sia mai più fermato per controlli. Questa, signori e signore, è la sinistra Milanese. E di fronte ad essa Sala, non oggi e non domani, ma a breve, cederà.
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Luca Rampazzo

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,