Milano 28 Novembre – La linea di difesa di un principio sta retrocedendo sempre di più. Prima gli Italiani ormai si sta facendo un ricordo. Viene annunciata, certo, negli ultimi due anni ricordiamo le iniziative della Beccalossi per un Banco alimentare solo per gli Italiani, l’iniziativa di Casa Pound che quel banco l’ha realizzato davvero. Altre ce ne sono, ma vengono costantemente nascoste. Quando non perseguite. Non piace proprio l’idea che qualcuno possa pensare prima al prossimo e poi al lontano. Così la ribellione, silenziosa ed inarrestabile, si allarga. Lo riportano Libero ed Il Giornale. La fonte sono i City Angels. Il fenomeno è consistente. I vestiti donati per l’emergenza non devono andare a stranieri. Ai presunti profughi, segnatamente. I City Angels, correttamente, ne prendono atto e riflettono sul punto. Poi arrivano le dolenti note. Riporto il Passaggio de Il Giornale:
“Abbiamo sentito qualche frase ma nulla più, del tipo ‘mi raccomando, prima gli italiani'”, ha detto padre Clemente Moriggi. Aggiungendo che “sono solo battute, che spesso vengono dette da chi ha certe idee politiche…”. Sarà. Eppure le proteste contro i migranti in questi ultimi periodi stanno aumentando. Molte le barricate. Tanti i dissidi. A infastidire molti cittadini è proprio la disparità di trattamento tra migranti e poveri italiani. E così alcuni decidono di mettere la condizione per le onlus della carità: la mia roba datela solo ai connazionali.
Non hanno registrato lo stesso desiderio alla Caritas Ambrosiana. “Non abbiamo mai avuto queste richieste”, ha affermato don Davide Milani, responsabile per le Comunicazioni sociali della Diocesi Ambrosiana.
Possibile, certo, che alla Caritas non abbiano mai percepito il fenomeno. Ci mancherebbe. Ma dei Frati ne vogliamo parlare? Solo battute? Non è che magari, ve la butto là, la gente lo vuole davvero e qualcuno ha deciso che di quello che vogliono i fedeli a loro importa poco e tanto della roba ci fanno quello che vogliono? Perché sarebbe gravissimo. Non per questioni di mero principio. Ma per un problema molto pratico. Abbiamo fiducia in poche cose, in questo momento storico. Se da queste togliamo anche le istituzioni caritatevoli siamo messi male. Per non parlare della vetta di cattivo gusto quando si parla di “gente con quelle idee là”. Questo razzismo ideologico è la degna coronazione dell’ipocrisia di chi fa lezioni di carità con i soldi ed i vestiti altrui, ergendosi a giudice supremo del bene e del male e decidendo in autonomia come spendere quanto donato. Non è solo un problema di buon gusto. È proprio un problema di onestà intellettuale.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,