Nell’aprile di quest’anno il Governo Renzi ha presentato, nella persona del Ministro Maria Elena Boschi, alle Camere una proposta di revisione costituzionale la quale non avendo ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, è stata sottoposta la vaglio di referendum popolare. Il 4 dicembre gli italiani saranno quindi chiamati ad esprimersi sulla riforma costituzionale promossa dal capo del Governo e concernente il completo superamento del nostro attuale sistema parlamentare, definito in gergo tecnico di bicameralismo perfetto. Per superare tale sistema, la riforma costituzionale si impone una modifica strutturale e funzionale del Senato e una ridefinizione del titolo V della nostra costituzionale, la quale già nel 2001 era stata oggetto di una modifica tramite la legge costituzionale 3/2001 con la quale furono definite e articolati le competenze tra lo stato e le Regioni con l’art 117 della costrizione.
LA RIFORMA DEL SENATO
La proposta di riforma costituzionale posta al vaglio di referendum popolare prevede, tra i diversi quesiti posti all’elettore, l’abolizione del Senato. In realtà nel progetto di riforma delineato dal ministro Boschi e dal premier Renzi, il Senato della Repubblica, non sarebbe del tutto abolito ma subirebbe un’importante trasformazione. Anzitutto il nuovo Senato non sarebbe più composto da senatori eletti dai cittadini, ma sarebbe composto da consiglieri e sindaci locali eletti dai consigli regionali in numero non superiore a 100. A fronte poi di una modifica dell’attuale articolo 70, che conferisce ad entrambe le camere la funzione legislativa, al Senato verranno affidate nuove competenze. La ratio della riforma è infatti quella di superare il sistema del bicameralismo perfetto ( sistema rispetto al quale i due rami del parlamento si pongono entrambi sullo stesso piano e svolgono medesime funzioni) e approdare invece ad un bicameralismo imperfetto. La funzione primaria svolta dal nuovo Senato, alla luce soprattutto della sua riformata composizione, sarebbe quello di fungere da anello di congiunzione tra le scelte effettuate dalla macchina statale e le esigenze delle singole realtà locali che compongono il nostro paese.
ALTRI PUNTI DELLA RIFORMA
Oltre al superamento del sistema del bicameralismo perfetto tramite una modifica strutturale e funzionale del Senato della Repubblica, la riforma costituzionale prevede poi altri tre punti:
- Nuova modifica del titolo V, volta a restituire allo Stato poteri e funzioni che nel 2001 erano state conferite alle Regioni;
- Abolizione delle provincie: l’abolizione di tali enti si innesta nel quadro di risparmio economico che anche attraverso questa riforma si vuole perseguire;
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Abolizione dello CNEL, cioè del consiglio nazionale dell’economia e del lavoro il quale svolge due funzioni: da un lato dispensa pareri (nel campo di sua competenza) su richiesta del Governo o delle Regioni; tuttavia tale pareri non sono mai stati vincolanti. In secondo luogo allo CNEL è riconosciuto un potere di iniziativa legislativa nelle materie di sua competenza;
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E’ poi prevista una modifica nell’ambito dei referendum popolari: al di là delle soglie di ammissione per poter promuovere il referendum, la riforma costituzionale introduce nel nostro ordinamento il referendum propositivo, attraverso il quale si intende permettere alla popolazione di essere maggiormente coinvolta su fatti di attualità.
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