Milano 3 Dicembre – L’uomo del progetto. Architettonico, culturale, imprenditoriale. Delle sfide urbanistiche, da combattere e vincere «rispettando le regole«, delle città da ripensare a misura d’uomo, dei talenti scoperti e delle grandi mostre. Claudio De Albertis, presidente della Triennale di Milano, il costruttore gentiluomo innamorato del design, dell’arte, dell’abitare inteso come un nuovo umanesimo, è scomparso nella sua casa milanese. Aveva 66 anni, era malato da tempo ma non ha mai smesso di lottare. E di immaginare il futuro. Come sa chi ha partecipato agli ultimi consigli di amministrazione della Fondazione: De Albertis aveva già impostato la XXII Esposizione del 2019 e l’ampliamento della sede entro il 2023, anno del centenario dell’istituzione ambrosiana.
L’ingegnere appassionato pittura, scultura, di disegno industriale. E di costruzioni: laureato al Politecnico, aveva seguito l’impresa di costruzioni di famiglia, la Borio Mangiarotti, per poi diventare nel 1990 presidente della milanese Assimpredil e quindi dell’Ance nazionale. Ma era la Triennale il suo «palazzo» più caro: da cinque anni aveva dedicato le sue energie a fare della fondazione di viale Alemagna un punto di riferimento culturale internazionale. Lasciando in eredità ai milanesi, e al Paese intero, un’istituzione solida, sana, capace di attirare migliaia di visitatori, di anticipare le tendenze. Come con l’esposizione 21st Century. Design After Design: sei mesi (conclusi lo scorso 12 settembre) per discutere — in 19 sedi, con 23 mostre, centinaia di incontri, dibattiti, concerti, 39 progetti internazionali e oltre 500 mila presenze — di una nuova convivenza, di crisi economica, di globalizzazione. Per discutere «di uomini e donne», diceva il presidente, amato per la profonda umanità, stimato per la preparazione culturale che ha consentito di portare alla Triennale le opere di Piero Fornasetti, di organizzare importanti esposizioni sull’architettura e le infrastrutture, di ospitare nomi come Kenya Hara. Apprezzato per la capacità di capire e di stupirsi. Di coltivare passioni (prima di tutto la famiglia, i figli e la compagna, l’Inter, la corsa) e di riuscire a mettere insieme le tante anime di Milano, a destra e a sinistra.
La Camera ardente sarà allestita questa mattina alla Triennale. Un ultimo saluto a Claudio De Albertis, costruttore di visioni.
Annachiara Sacchi (Corriere)
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