Gli Usa festeggiano Trump che vuole tagliare le tasse

Esteri

Milano 3 Dicembre – L’economia americana se ne frega degli economisti terrorizzati da Donald Trump. A confermarlo la Borsa di New York giunta al record di sempre. Non è un’opinione, ma roba da masticare, vista la diffusione negli Usa degli investimenti finanziari. Non arricchisce gli speculatori ma imbandisce minestra e companatico per le famiglie: abbatte la disoccupazione, salgono i salari reali e il rendimento dei titoli di Stato.

Una domanda: quali sono i due Paesi che oggi paiono dire addio alla crisi che tormenta il mondo dal 2008? Risposta: gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Qualcuno sa dire che cosa è accaduto lì che non è successo altrove del mondo occidentale? Forza, amici delle scuole bocconiane, allievi di Mario Monti, non è difficile. Ci siete arrivati? Proprio così: l’elezione di Trump negli Usa, così come la vittoria della Brexit dalle parti della regina Elisabetta, hanno innescato un processo positivo che non si vedeva da 8 anni e che potrebbe addirittura contagiare l’Europa se cambierà registro. Purtroppo non lo farà spontaneamente. Dovranno pensarci i popoli usando gli strumenti della democrazia.

Il populismo dimostra di non essere un forcone in mano al popolo bue, ma una ricetta salutare. Dice Steve Muchin futuro segretario del Tesoro: «Tagliando le tasse alle aziende genereremo una crescita economica e avremo redditi personali immensi». L’aliquota fiscale per le aziende scenderà dal 30 al 15%. Lo stesso per i singoli cittadini: «Ci sarà il più grande cambiamento dopo la presidenza Reagan. Le tasse sono troppo complicate e la gente trascorre troppo tempo nel preoccuparsi su come versarne di meno». Molti esperti avevano previsto recessioni e catastrofi finanziarie se le forze anti-sistema avessero vinto: ancora una volta si sono sbagliati. Sui mercati non si è diffuso il caos. L’economia non dà segni di rallentamento. Anzi vediamo il ritorno all’economia reale! Non più la moneta che produce moneta, ma il lavoro che dà prosperità non più succhiata da uno Stato vampiresco. Le industrie sono chiamate a produrre in casa e non in Cina, e le banche non si buttano nello spremere soldi avvelenati dai derivati.

Che dire? Dev’essere quella strana malattia chiamata populismo a regalare salute a nazioni tisiche. E allora proviamo anche noi.

Ernesto Preatoni blog

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