Milano 4 Dicembre – Chiedersi come possa succedere, chiedersi come l’omertà possa sottacere comportamenti così gravi, chiedersi, infine, che cosa spinga un medico ad uccidere è inutile, dopo. Il fatto è noto “Nell’operazione dei carabinieri del nucleo operativo di Saronno che ha portato all’arresto per omicidio volontario di un medico anestesista e di un’infermiera dell’Ospedale della cittadina lombarda ci sono anche 15 indagati. Si tratta per la maggior parte medici e dirigenti della struttura sanitaria che, a vario titolo, non avrebbero agito con tempestività al momento della valutazione di casi sospetti e di un militare della Compagnia dei carabinieri di Saronno per cui è ipotizzato il reato di omissione di denuncia in relazione ai fatti collegati all’omicidio del marito dell’infermiera. Le altre quattro vittime accertate dagli inquirenti sono malati terminali uccisi dal dottore con dosi letali di farmaci. Fra gli indagati ci sono il direttore sanitario e medico dell’Ospedale di Saronno e il direttore del reparto Operativo del Pronto Soccorso. Per entrambi il reato ipotizzato è omissione di denuncia e favoreggiamento personale in merito all’attività della Commissione interna dell’Ospedale di Saronno, di cui facevano parte, che aveva valutato già nel 2013 i casi di decessi sospetti avvenuti durante i turni del medico arrestato oggi.” (Adnkronos).
Ma le intercettazioni evidenziano cinismo, delirio di onnipotenza, compiacimento estremo, quasi che l’essere padrone della vita altrui possa rappresentare una valida ragione del fare, quasi un sostituirsi a Dio senza domande, senza alcuna riflessione critica. La Sanità è fatta di persone e sicuramente un fatto così grave non cancella o minimizza l’operato di tanti bravi medici. Ma che una certa supponenza, un certo altezzoso distacco, un mutismo colpevole nel rapporto medico-paziente attraversino molte corsie d’ospedale è verificabile. Con tre infarti alle spalle, con una conseguente fragilità e depressione, conosco i silenzi di chi dovrebbe spiegare, conosco la fretta perenne, l’imposizione di farmaci a livello industriale perché fanno parte di un protocollo, conosco lo sgarbo e il menefreghismo del personale, conosco…Il paziente deve solo accettare e obbedire…e vorrebbe fare domande, chiedere le circostanze, chiarire i rischi di certi esami invasivi…Perché a volte capire è razionalizzare il problema, perché condividere è già superare. Sì la Sanità è fatta di persone e all’Università non insegnano il valore del sorriso e della parola. Ma ricordo al Besta di Milano un infermiere con una sensibilità davvero speciale. Non ricordo il nome e mi dispiace. Mio marito soffriva molto per una malattia rarissima e irrisolvibile. Piangeva anche per la puntura di un ago, ma ad ogni intervento esterno necessario per un esame clinico, l’infermiere mi chiamava perché io potessi accarezzargli la mano e rassicurarlo.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano