Milano 4 Dicembre – Ci sono alcune leggi ferree nella gestione delle città. La prima di queste è che nessun vuoto resta mai tale a lungo. Tutto ciò che non è presidiato, controllato ed occupato verrà prima o poi preso d’assalto. Via Rizzoli non fa eccezione, con la sua struttura dove un tempo c’erano le macchine della più grande stamperia di giornali d’Europa. Oggi è un monumento al degrado urbano. I problemi sono iniziati subito dopo lo sgombero del campo nomadi di via Idro. Anche qui, ci è stata insegnata una lezione dura in modo brutale: le ruspe spalmano il degrado. Non lo eliminano. Non risolvono il problema. Lo spostano e lo amplificano. Infatti, via Rizzoli è solo una scheggia, ma altri gruppi si sono spostati in altre zone, sotto i cavalcavia a Gobba, ad esempio. In ogni caso Rizzoli ha pagato il prezzo più alto, perché vicino alla metropolitana, perché nascosta, perché agli Arancioni, al PD e compagnia cantante di questo angolo di città non frega nulla. Così ci sono state campagne su campagne. Io ci sono stato personalmente dentro. Ho raccolto le firme. Era almeno la seconda volta, in tempi recenti. Ma gli abitanti ricordano quando, qualche decina di anni fa, erano scesi in strada, bloccandola, per chiedere lo sgombero di quelli che, al tempo, potevano ancora essere chiamati “zingari”. A Maggio, in una giornata di pioggia monsonica, l’amministrazione si è ricordata di via Rizzoli (dopotutto eravamo sotto elezioni) ed ha fatto uno sgombero. Mancava solo la marina militare. C’era davvero di tutto. Ovviamente, essendo uno show a favore di telecamere è avvenuto a metà mattina. Ed ovviamente, visto che gli occupanti a quell’ora lavorano (elemosina e quant’altro), lo sgombero è avvenuto a metà. La sera si è dovuto consentire a chi aveva la roba dentro di rientrare. Per qualche settimana c’è stata una guardia. Ed il messaggio è passato. Come è passato anche il secondo messaggio. Ovvero che nessuno era davvero intenzionato a fare sul serio.
Così, di mese in mese, qualcuno ha cominciato a rientrare. Non c’è stata alcuna risposta. Nemmeno da parte di chi tanto aveva urlato prima. Adesso la situazione è di nuovo ingestibile. Il 29 Novembre come si vede dal video
girato da dei coraggiosi residenti, si è dovuti ricorrere all’intervento dei pompieri. Le temperature sappiamo tutti quanto siano calate. E dove ci sono fuochi si rischiano incendi. I pompieri sono arrivati, hanno risolto e se ne sono andati. Dopo nemmeno mezz’ora, siccome il freddo era esattamente lo stesso, si è ricominciato a bruciare. Questo perché, dalla guardiola, cui si riferiscono molte delle foto che hanno ripreso a girare, il problema si è spostato nel corpo centrale dell’edificio. Più protetto dal vento e, anche se su strada, ugualmente poco sorvegliato. Perché, di fondo, non importa di nuovo nulla a nessuno. Via Rizzoli è un simbolo, purtroppo, il simbolo di quello che succede abbandonando situazioni di degrado a se stesse. La soluzione, se c’è, è una sola, a questo punto. L’abbattimento. Si deve solo capire chi dovrà pagare. Al momento, a pagare, sono solo i residenti.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,