Milano 7 Dicembre – C’era curiosamente il sole in quel lontano Sant’Ambrogio del ’63. Ero a Milano da pochi mesi, stupita e un po’ spaventata da un ritmo di vita che superava i miei tempi, che vorticosamente mi assordava di suoni quasi fosse una macchina sconosciuta che non riuscivo a fermare, nello sfavillio di luci improvvise, di voci che rincorrevano mondi impenetrabili e apparentemente lontani. Avevo vent’anni e mia madre, dopo la morte improvvisa di papà, aveva trovato un lavoro in una fabbrica, alla periferia di Milano. Il salto da un piccolo paese di campagna della bassa padana alla grande città era stato motivo di eterne discussioni, ma la possibilità che io potessi andare all’Università, aveva vinto ogni titubanza e incertezza. “Oggi è la festa di Milano e allora andiamo a vedere gli Oh Bej Oh Bej”, programmò mia madre. E fu la scoperta dell’anima di Milano. L’allegria attraversava come un vento caldo i gesti e le parole, la parlata milanese era un canto, le bancarelle erano un quadro surreale di pennellate giganti ricche di colore e di tradizione. E c’era el ranatt (il venditore di rane), l’ombrellatt (l’ombrellaio), el cadregatt che riparava le sedie: un mondo artigiano che parlava di cose quotidiane, di risparmio, di saggezza. E la fiera degli oh bej, oh bej era la rappresentazione della milanesità più autentica, più immediata, più vera.
Mia madre guardò quel sole miracoloso con un sorriso “ La vita è un viaggio nel sole. Comunque.” Per darmi forza e speranza.
(I ricordi di Elisabetta)
Nene
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano