La sublime arte della fotocopia di un PD acritico a Roma come a Milano

Attualità

Milano 14 Dicembre – Tutti, ma proprio tutti, commentatori, osservatori, gente comune parlano del governo Gentiloni definendolo fotocopia del governo Renzi. Perché fotocopia definisce un modus operandi acritico, senza coraggio, ripetitivo, senza slancio. Ma davvero si poteva ipotizzare che nascesse un governo declinato dal PD diverso da quello scodellato in pochi giorni dalla volontà di Renzi, direttore ombra di una trattativa che non “conosce vergogna”? Il PD non ha mai imparato e non imparerà mai a guardare con obiettività una realtà anche se gridata da una valanga di voti contrari, per quel vezzo che diventa convinzione inamovibile di essere sempre nel giusto e nell’obbligo morale di imporre le proprie idee, Scrive Lucia Annunziata sull’Huffington Post “Nasce il Governo Gentiloni/Boschi, con guardia giurata Luca Lotti davanti all’ingresso. E l’ex Premier Renzi nel ruolo dello spirito di Rebecca, la prima moglie.
A Palazzo Chigi si profila una affollatissima convivenza, con il nuovo Premier affiancato dai due più stretti collaboratori del predecessore. Un uomo e una donna che dopo le dimissioni del loro leader non solo non fanno alcun passo indietro, ma acquistano ruoli più incisivi”

Ed è esattamente quello che è successo a Milano: vince Sala e ci siamo ritrovati con una Giunta praticamente fotocopia della Giunta Pisapia. Qualche spostamento da un assessorato all’altro, qualche inserimento nuovo per giustificare un cambio temporale e voilà…la fotocopia deve funzionare perché si vuole là dove si può decidere. E se qualcuno volesse obiettare che le competenze non si comprano in drogheria, si potrebbe rispondere che l’appartenenza al PD è una garanzia a priori di onniscienza. E il riferimento, ad esempio, a Majorino che come la Boschi non “tiene vergogna” , non è casuale.

Nene

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