Milano 18 Dicembre – Ventinove anni e due mesi in corsia: dal febbraio del 1986 all’aprile del 2015. Senza avere alcun titolo. Falso certificato di laurea all’Università di Torino. Abilitazione alla professione altrettanto farlocca. Così come l’iscrizione all’Ordine provinciale dei medici di Pavia. Il grande inganno messo in piedi da Achille Alemanni, dirigente con un ruolo di primo piano nell’Unità di chirurgia plastica dell’ospedale Fornaroli di Magenta, venne fuori nell’aprile del 2015, smascherato dai controlli effettuati dai responsabili dell’ospedale civile di Legnano – di cui l’istituto clinico fa parte – sulle autocertificazioni presentate dai dipendenti all’atto dell’assunzione.
Un inganno durato quasi 30 anni, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Sospeso e poi licenziato per giusta causa, ora Alemanni dovrà risarcire i compensi illecitamente incassati in carriera: la Corte dei Conti della Lombardia lo ha condannato a versare all’Azienda ospedaliera 1,069 milioni di euro. Una sentenza che lascia poco spazio alle interpretazioni, quella pronunciata dal collegio presieduto dal giudice Silvano Di Salvo. Una decisione che non ha ritenuto valide le tesi presentate in udienza dai legali di Alemanni, compresa quella (quasi paradossale) che puntava sui presunti «vantaggi comunque percepiti dalla pubblica amministrazione per la espletata attività lavorativa da parte di Alemanni con successo ed encomi». Come dire: nonostante non avesse alcun titolo per esercitare, il chirurgo se l’è sempre cavata più che bene, tanto da meritarsi riconoscimenti sul campo.
Senza appello la replica dei giudici contabili: «È chiaro anche al profano – si legge nel verdetto depositato tre giorni fa – che il possesso dei requisiti culturali e professionali (chirurgo plastico della mano) si pone come necessaria premessa per l’utile svolgimento dell’attività, in assenza del quale il sinallagma (legame, ndr) tra prestazione e retribuzione deve considerarsi irrimediabilmente e integralmente mancante». Conclusione: Alemanni deve ridare tutti gli stipendi ricevuti in trent’anni di carriera. Fasulla. (Il Giorno)
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