Milano 21 Dicembre – Questi del Si, furiosi, incapaci di perdere, pronti a reggere un altro annetto di governicchio e inciuci fino alla rovina finale, che palle vederli e sentirli citare puntigliosamente la Costituzione per ricordare che il premier lo indica il Presidente della Repubblica e non il popolo direttamente. A parte il fatto che c’è un limite alla indecenza, e questa stortura, non le stronzate su cui ci hanno chiamato a votare il 4 dicembre, deve cambiare nella Costituzione, a parte il fatto che sono vent’anni almeno che in realtà gli italiani pensano di scegliere con il partito il leader del partito come premier, il Presidente della Repubblica non è il tiranno della nazione e c’è un limite al suo ambito di decisioni e al suo arbitrio.
Se la volontà di tornare a votare prima di scegliere un altro governo è evidente, è prevalente, è forte, come è accaduto il 4 dicembre, questo al più presto il Presidente della Repubblica deve intendere e rispettare. Non è stato così nelle ultime due settimane, e se davvero il governicchio fotocopia del quale Gentiloni è solo controfigura in capo, non dura solo il tempo rapido di fare una legge elettorale, i loschi figuri che ormai occupano i palazzi romani del potere, avranno delle brutte sorprese perché la misura è colma anche per un popolo paziente è un po’ inerte come quello italiano. La smettano di citare impegni internazionali come se fossero dei totem, anche queste sono stronzate che hanno fatto il loro tempo. E la smettano di gridare al populismo al populismo oppure al qualunquismo al qualunquismo, la piantino di accusare gli italiani di non essere mai contenti e di demolire con la critica qualunque proposta di riforma. Facciano quelle buone di riforme, poi le difendano a testa alta, vedranno che è facile.
Maria Giovanna Maglie (L’Intraprendente)
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