Milano 23 Dicembre – Il terrorismo continua a fare paura, ma preoccupa di più la crisi di migranti che appare senza fine. Eccole le principali ansie degli europei, come mostrato dal rapporto Eurobarometro pubblicato ieri. Un rapporto fermo a novembre, momento in cui sono state raccolte le risposte alle domande formulate per esaminare il sentimento dei cittadini. Non si tiene conto quindi dell’attacco terroristico di Berlino di pochi giorni fa, che potrebbe invertire l’ottimismo registrato da Eurobarometro. A fine estate il terrorismo preoccupava il 39% degli europei, un dato sceso al 32% in quest’ultima indagine, dove si considera che l’Ue dovrebbe dare però prima risposta al problema dei richiedenti asilo (45%).
I governi rilancino l’occupazione
Antiterrorismo e immigrazione devono essere lasciate all’Europa. Questo il verdetto degli europei alla domanda «quali sono i due temi più importanti che deve affrontare l’Ue in questo momento?». Sul piano nazionale, invece, sono in molti in Europa a ritenere che i governi debbano riservare una corsia preferenziale alla creazione di posti di lavoro. Alla domanda «quali sono i due temi più importanti che deve affrontare il vostro Paese in questo momento?», tre cittadini europei su dieci (31%) risponde «lavoro», e due cittadini su dieci (26%) «immigrazione». Ben dodici gli Stati membri dell’Ue che chiedono ai governi di dare priorità alla creazione di lavoro: Cipro, Croazia, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia Spagna. Una priorità per un cittadini su due in Francia (49%) e Italia (47%), Paesi chiave dell’Eurozona.
Europei insoddisfatti a lavoro
Il dato si spiega con la percezione della difficoltà che si ha di sé. Alla domanda «sei soddisfatto della tua situazione lavorativa», risponde «no» un terzo degli italiani (33%), quasi un terzo di romeni e polacchi (30% in ciascuno dei casi) la metà dei greci (50%), quattro cittadini su dieci in Ungheria (44%) e Bulgaria (41%). Più in generale più di un quinto della popolazione Ue (22%) e dell’Eurozona (23%) vuole un miglioramento della condizione lavorativa.
Emanuele Bonini (La Stampa)
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