Milano 4 Gennaio – Il Comune, sulle mense, fa finalmente qualcosa di sinistra. Ovvero applica norme illogiche e liberticide senza reali motivazioni economiche, ma per il mero gusto di imporre la giustizia proletaria e stracciona, rigorosamente con i soldi degli altri. Adesso siamo arrivati a togliere l’autobus agli alunni le cui famiglie, dopo il disastro di Milano Ristorazione, rifiutano di pagare per un servizio raccapricciante a cui l’unica alternativa proposta è un braccio di ferro pluriennale per poter far mangiare qualcosa di buono ai propri figli, senza che passino per lebbrosi. Isolati ed evitati dai compagni, maestre ed ideologi vari. Riporta Repubblica, scandalizzata fino alla soglia dello svenimento, che a non pagare sarebbero i genitori nella fascia dei 27 mila euro. Qui, in ogni caso, è opportuna una distinzione. In questa fascia si trovano due categorie di famiglie: quelle che davvero hanno quei redditi e quelle che, rifiutandosi di rispondere ai quesiti sui redditi, vi vengono emsse d’ufficio. Ora vi chiederò uno sforzo immaginativo. Secondo voi di che nazionalità sono, in genere, quelli che non rispondono? E secondo0 voi, tra chi ha un reddito e chi non l’ha, non paga? Ecco. Vanno quindi distinte le cose, ma pare che a Repubblica certe finezze sfuggano. Ma noi ci accodiamo, fingendo che siano tutti ricchi ed evasori i pagatori problematici. Sapete, non vorremmo mai passare da populisti.
Intanto chiariamo che vietare il pasto da casa non serve a tutelare nessuno, salvo Milano Ristorazione. Che ha paura di dover rispondere per la gastroenterite causata dai cibi casalinghi, scambiati. Il che è assolutamente ironico. Si passa l’intera vita a sentire quanto sia bello condividere, poi si scopre che farlo potrebbe essere letale. Assurdità a parte, direi che la cosa è assolutamente gestibile. I genitori firmano uno scarico di responsabilità in caso i bambini mangino cibi non provenienti dalla mensa. Onere della prova su di loro e via. Secondo problema, cosa fare con chi non paga? Intanto gli si deve lasciare il diritto di scegliere da chi farsi fornire il pasto, a costo di farglielo portare a scuola. Sì, esatto, liberalizziamo la mensa. Vero, i costi salirebbero, ma potendo portarsi i pasti da casa il problema sarebbe minimo, ad ognuno verrebbe lasciato il diritto di scegliere. Puoi mangiare la roba di Milano Ristorazione, al prezzo vero, non quello drogato da una redistribuzione odiosa ed iniqua. Puoi farti portare il pasto in mensa dal gestore che preferisci. Puoi portarti la roba da casa. Poi i singoli gestori decidono come gestire gli insoluti. E sì, anche lasciare il bambino a digiuno deve essere una opzione. Se il Comune decide di fare beneficenza, lo facesse tagliandosi autonomamente le spese.
Può sembrare draconiano, ma altrimenti dobbiamo accettare come morale, addirittura come inevitabile, che l’alternativa sia privare dell’autobus i figli di quelli a cui, tolta ogni libertà, si impone di mantenere tutti gli altri. Tra l’altro siamo onesti, vi siete mai domandati come mai non si riesca a recuperare i crediti da queste famiglie che sono solvibili per definizione? Certo, ovviamente, a patto che siano davvero solvibili. E non siano condizioni in cui si è tollerato un silenzio sospetto che doveva far presagire sin da subito la scarsa solvibilità della famiglia. E, oltre a questo, non ha fatto sorgere domande che nei confronti di partite Iva ed imprenditori Italiani sarebbero saltate fuori subito. PErché tutti gli evasori sono uguali, ci mancherebbe. Ma qualcuno è sempre più uguale.
Luca Rampazzo
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,