La Befana regala una fiaba: “Il colibrì e gli uccelli colorati dall’arcobaleno”

Cultura e spettacolo

Milano 6 Gennaio – Molto tempo fa, quando ancora non c’era un uomo sulla terra, gli uccelli avevano tutti lo stesso colore, il colore della terra. Un giorno il colibrì, guardandosi le piume, pensò a quanto sarebbe stato bello avere le piume del colore dei fiori . I fiori avevano colori così vivaci e lucenti che gli uccelli se ne erano innamorati.

“Come sarebbe bello se io fossi azzurro!” “ Come sarebbe bello se io fossi rosso!” pensavano.

Fu così che la saggia civetta ebbe l’idea di riunire nel bosco tutti gli uccelli per decidere che cosa fare. Attraverso i campi, per la foresta, per le valli corse la voce: “Ci sarà una grande assemblea. Nessuno deve mancare. E il giorno dopo c’erano proprio tutti: il pettirosso, il cardinale, il merlo, l’usignolo, il fringuello, il canarino, il tordo, la cocorita e molti altri ancora. Come avrebbero fatto a dipingere le loro piume? Dove avrebbero trovato i colori? Ognuno diceva la sua con il risultato di un gran baccano.

La saggia civetta ,dopo aver ascoltato tutti, prese la parola e disse: “La cosa migliore è mettersi in viaggio verso il sole per chiedergli che dipinga le nostre piume così come un tempo dipinse i fiori.”

La proposta fu approvata da tutti e da lì a poco la riunione fu sciolta perché gli uccelli si preparassero per il viaggio verso il sole fissato per il giorno dopo.

Appena sorse il sole, gli uccelli partirono; non tutti però, qualcuno decise di rimanere perché in fondo il colore della terra non gli dispiaceva affatto. Anche il colibrì non partì: sapeva infatti,così piccolo e fragile, di non poter affrontare un viaggio così duro “Non importa, andate pure. Resterò qui a giocare con i fiori perché non si sentano tristi per la vostra partenza.

E così gli uccelli spiccarono il volo e volarono tanto a lungo da stancarsi le ali, ma non si fermarono ugualmente. Il desiderio di raggiungere il sole era troppo grande.

E fu allora che il sole, sbirciando attraverso una nuvola, li vide volare affannosamente per giungere a lui e, impietositosi, pensò che l’idea di colorarsi fosse assai nobile, ma non sarebbero mai riusciti ad arrivare fino a lui, non avrebbero avuto la  forza e, soprattutto, il suo calore li avrebbe arrostiti. Allora la luna gli suggerì: “Tu puoi aiutarli, sole. Riunisci alcune nuvole sparse e dai loro l’ordine di piovere.” Di lì a poco prese a piovere a catinelle e gli uccelli terrorizzati cominciarono a temere il peggio, ma il sole allora comandò che la pioggia cessasse e, aprendo uno spiraglio di luce tra le nubi, mandò qualcuno dei suoi raggi.

Davanti agli uccelli comparve uno spettacolo mai visto: un grande arco di sette colori percorreva il cielo con una curva perfetta, era l’Arcobaleno.

Gli uccelli stupiti volavano qua e là inzuppandosi con i colori dell’arcobaleno. Alcuni si coloravano di azzurro, altri di rosso, altri ancora di giallo e altri passavano dal verde al viola, dall’azzurro al giallo; uno solo attraversò tutti i colori e ancora oggi si chiama uccello dai sette colori.

Al ritorno sulla terra, tutti fecero festa, anche i passeri e gli altri uccelli rimasti del colore della terra e il colibrì, anche il colibrì perché i fiori, riconoscenti della sua compagnia, avevano deciso di regalargli ciascuno un po’ del loro colore ed è per questo che, il colibrì ha colori delicati e sfumati, ma è tanto piccolo e così veloce a battere le ali che noi appena possiamo notarli.

Fiaba tradizionale della Bolivia

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