“Camion Intifada”, così l’odio palestinese contro Israele

Esteri

Milano 9 Gennaio – Mette i brividi guardare il video dell’attentato a Gerusalemme. Un gruppo di soldati israeliani sta scendendo da un autobus, durante un giro turistico nella città. Hanno formato un piccolo capannello, prendono i loro zaini, parlano tra loro. Finché un camion non piomba a grande velocità sul gruppo, facendo morti e feriti. E’ la jihad dei camion e delle auto killer, ne sanno qualcosa Nizza e Berlino, ma non è il primo attacco del genere che avviene in Israele. Il killer è un palestinese dei territori contesi, vive a Gerusalemme Est. Secondo il sito di Ynet il killer è stato ucciso da due militari e alcuni civili armati presenti sulla scena.CAMION TRAVOLGE SOLDATI A GERUSALEMME. HAMAS PLAUDE

“Quando il mondo realizzerà che il problema è l’odio palestinese?”, scrive su Twitter Emmanuel Nahshon, portavoce del ministero degli Esteri israeliano. L’attacco non è casuale, avviene nel giorno in cui gli ebrei ricordano la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Ed è una conseguenza diretta del vergognoso voto negazionista in consiglio di sicurezza all’Onu su Israele, passato con l’astensione degli Stati Uniti obamiani, e successivo a quello altrettanto sbagliato dell’Unesco: con la scusa del problema degli insediamenti nei territori, si negano le radici ebraiche e cristiane di Gerusalemme. Il premier israeliano Banjamin Netanyahu intanto spiega che l’attentatore era un simpatizzante dello Stato islamico, Isis.

Sul web i palestinesi di Hamas esultano all’attacco, “eroico”, con “il camion della Intifada”. Il sito Shehab scrive: “Guardate il camion lanciato a Jabel Mukhaber, a Gerusalemme; la fuga dei militari dell’occupazione, che abbandonano i loro compagni durante l’operazione”. Si teme un effetto copycat, che altri possano emulare il gesto del killer. L’attacco, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, dimostra come sia del tutto estemporaneo continuare a parlare di “processo di pace” e della soluzione “due popoli due stati”, quando l’Anp, i palestinesi che gestiscono i territori contesi, non sono in grado di evitare che avvengano attentati del genere contro Israele.

Senza rispetto della libertà, della sicurezza e delle basi dello stato di diritto, non è possibile immaginare uno stato palestinese. Per inciso, il killer, Fadi al-Kanabir, era stato rilasciato dalle carceri israeliane. Le forze di sicurezza della Autorità nazionale palestinese lo tenevano sotto controllo o no?

Elena de Giorgio (L’Occidentale)

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