Milano 9 Gennaio – A Palermo 270 netturbini hanno il certificato per non spazzare; a Pescara 50 infermieri e operatori socio-sanitari svolgono mansioni solo amministrative; a Firenze il 40% dei vigili urbani passa più tempo in ufficio che in strada; a Como gli operai dalla strada finiscono dietro le scrivanie. Che si guardi da Sud a Nord o da Nord a Sud la fotografia scattata dalla ricerca Cergas-Bocconi e pubblicata da La Repubblica è incredibile: migliaia di dipendenti pubblici inabili al lavoro per i quali sono stati assunti, grazie a certificati e permessi, per problemi fisici e familiari. L’Italia è dunque il Paese degli “imboscati”, seppur in tutta legalità?
Vigili lontani dalle strade e parcheggiati dentro gli uffici a Firenze (il 40%) come a Napoli (un terzo del totale). Il 12% dei dipendenti nella sanità, un esercito di 80mila lavoratori, per lo più donne, ha una serie di limitazioni alla propria idoneità sul lavoro, con picchi del 24% tra gli operatori socio-sanitari e del 15% tra gli infermieri.
La metà di questi 80mila inidonei, peraltro, non può sollevare pazienti e trasportare carichi troppo pesanti; un altro 13% non può lavorare in piedi, il 12% di notte. E ancora a Palermo, netturbini che non possono spazzare, giardinieri comunali che non possono potare e diventano custodi e guardiani e 400 autisti che non guidano. E, poi, per fare qualche esempio in più, in Umbria il 26% per cento dei bidelli delle scuole è disabile o ha un parente malato e gode di permessi e agevolazioni.
Ma il record degli inabili al lavoro è soprattutto al Sud, dove i diritti dei lavoratori a colpi di permessi e autorizzazioni sfiorano nel pubblico impiego quasi l’abuso. A livello nazionale un caso è la legge 104 che consente ai lavoratori tutti di godere di giornate libere se disabili o se con familiari stretti gravemente malati: se ne avvale il 13% dei dipendenti pubblici, il 3,3% nel settore privato. (Tg.com)
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