Natale in casa Sapiellis

Attualità

Milano 10 Gennaio – Sono anni che la commedia napoletana, dominante le scene per poco meno di un secolo,  è quasi scomparsa dall’orizzonte.  Stancamente figli e nipoti, poi bisnipoti hanno continuato a recitare, davanti a pubblici sempre più canuti ed etnici, il repertorio della grande parentela senza speranza di rinvigorirla.

Qualcuno ha però pensato ad una soluzione. Da un lato lo scrittore più famoso partenopeo, dall’altro il primo cicciobello del Vomero e della città tutta,

Lo scrittore più famoso partenopeo, parte copiatore dei milioni di articoli che hanno per decenni descritto i come dove e perché le famiglie dell’onorata società seriamente abbiano preso il posto del farlacco law and order istituzionale, è divenuto icona del progressismo nordico che ha trovato il modo di deprecare  il Mezzogiorno senza incorrere  nel cattivo gusto leghista.

L’ultimo epigone del mondo istituzionale, giurisprudenziale e politico, cui il sangue borbonico massimamente ha dato quasi tutto il sangue e la carne, fino a rifornirgli anche unghie e vene varicose, si presenta altrettanto bene, metà Tomba e metà Lauro, riedizione del piacionismo di due decenni fa, già giudice di liti interne ed improbabili polpettoni indiziari, poi politico urlatore di un partito di valori bollati che di onestà morì, di nuovo primo napoletano, rieletto perché comico a sua insaputa, al contrario della concorrente cui scappava da ridere.

I due hanno messo su una commedia social in casa Sapiellis, con duetti alla Totò e Peppino divisi dai fuochi di Bagnolino, con insulti che avrebbero fatto impallidire Pappagone ma anche Merola. La neo commedia social partenopea, grazie ai malamente cerca di recuperare lo spazio perduto con Roma dove l’unica nota buona in un decennio è venuto dagli eroi del romanzo criminale.

Tra anti e vivamalamente, se ne è andata a quel paese anche la leggenda dei sindaci buoni. Al Masaniello viziato su su per la penisola si susseguono infatti sceriffi falliti, capo bulli di delinquenti, come già consideravano quando erano magistrati, i votanti, vergini incomprese e in piena solitudine, sospesi nel sospensorio del nulla di idee, programmi e considerazioni fino all’ex sindaco divenuto ex premier proprio in facoltà di quella bella leggenda che in quanto tale si rivela più che post verità assodata bugia.

La vera cammurrìa guarda l’incapace massa della security ufficiale dall’alto in basso e pensa. Non solo le tocca mettere un minimo di ordine, non solo salvaguardia la canzone napoletana schifata anche dalle tv delle pentole e dei materassi. Deve pure mettersi sul groppone la reliquia del teatro degli Scarpetta, un tempo oro di Napoli. Dato il livello dello scontro dialettico tra pennarulo e prim’omme dovrà pure fornire ad entrambi fatti e testi, un po’ per precisione un po’ per serietà.

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