Milano 13 Gennaio – Da alcune settimane, un immobile privato di via Cozzi 1 è occupato dagli autonomi del gruppo dei “Pirati”. Gli stessi antagonisti che occuparono la Caserma Mameli – spiega Silvia Sardone, Consigliere Comunale di Forza Italia – per capire di che soggetti stiamo parlando e che negli ultimi due anni sono stati sgomberati ben otto volte da numerosi immobili. In questo caso non si tratta di emergenza abitativa o di desiderio di aiutare gli immigrati clandestini, bensì di sfaccendati intenzionati a vivere sulle spalle della comunità. Una vicenda che stata totalmente ignorata dalle istituzioni. Trovo assurdo sia necessario che i milanesi protestino perché sia fatta rispettare la legge. Purtroppo grazie alla vicinanza di alcuni settori della maggioranza con gli ambienti da cui nascono queste azioni, se non monta il caso, a palazzo Marino, son ben felici di chiudere entrambi gli occhi. Così, grazie all’immobilismo di Sala e compagni, che fingono di non vedere, questi “briganti” che si atteggiano a “pirati”, possono continuare a vivere sulle spalle della comunità, alla faccia del legittimo proprietario dell’immobile, “sfottendo” con le scritte irridenti che hanno tracciato sul palazzo, la gente per bene che passa nella via. Come si possa permettere di continuare a farlo impunemente, dopo averli più volte sgomberati, riconosciuti e mai condannati, proprio non me lo riesco a spiegare.
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i lavori per il recupero di questo stabile, come per il 90% degli altri immobili occupati da collettivi di ragazzi “autonomi” (come definiti dalla Sardone senza conoscere il significato del termine), resterebbero appunto “immobili”. Troppo spesso non ci sono ne i soldi ne la voglia di riqualificare gli edifici sfitti ma appena vengono occupati da qualcuno che almeno li utilizza a pieno (e non per forza per emergenza abitativa ma anche per progetti sociali e politici), subito le proprietà si attivano con denunce e pressioni per l’immediato sgombero. Questa non è altro che la normale prassi che un proprietario deve attuare per tutelarsi da eventuali incidenti e problematiche che potrebbero verificarsi a seguito dell’occupazione e fin qui niente di strano, ma per favore non mi si venga a dire (come sostiene Il Giornale) che il quartiere si deprezza e si ferma a causa di un’occupazione. Anzi spesso è proprio la crescita artistica e alternativa che i collettivi portano in un quartiere (e Isola ne è un esempio) a fungere per assurdo (e purtroppo) da catalizzatore di processi di gentrification