Per salvare il lavoro e creare occupazione perché non facciamo come Trump?

Attualità

Milano 14 Gennaio – Altri sette anni di patimenti. Almeno questa è la biblica profezia della Cgia di Mestre. Immagina un 2017 da doccia scozzese con Pil in crescita di appena l’1%, qualche briciola in meno di tasse (- 0,3) e qualche occupato in più. Di questo passo per tornare ai livelli pre crisi bisognerà aspettare il 2024. Ma piovono altri dati poco rassicuranti. Per esempio l’Abi spiega come a fronte di un plafond di dieci miliardi, le Pmi hanno chiesto negli ultimi tre anni finanziamenti solo per 6,3 miliardi. È l’ennesima conferma che l’Italia ha perso del tutto vitalità economica: non investe, dunque deperisce e non crea lavoro. Dopo i dati sulla deflazione che proiettano sinistre ombre sulla tenuta dei conti pubblici ora sappiamo che anche il trend degli investimenti privati è piatto e che abbiamo un maledetto bisogno d’industria. Servono occupazione, export, recupero di base produttiva. Il tempo delle slide renziane è finito. Il nuovo modello arriva dagli Usa. È quello di Donald Trump che con un tweet ha convinto la Ford (facendo poi inchinare Renault, Toyota e Gm) a spostare un investimento da 700 milioni di dollari dal Messico all’America. In 30 secondi ha recuperato 700 posti di lavoro. Zio Donald si sta muovendo, dicono i nostri economisti, in una logica protezionistica: l’America prima di tutto. E perciò va visto come un nemico. Ma per ora pare che sia il solo antidoto che l’Occidente ha contro la colonizzazione cinese e contro la svalutazione del lavoro che ha impoverito la classe media dell’Occidente.

Un recente rapporto dell’Eurispes era intitolato Outlet Italia per dire che negli anni della crisi migliaia di aziende sono andate in mani straniere a prezzo di saldo. La Confartigianato ha fatto uno studio sulla delocalizzazione: nel solo settore manifatturiero sono scappate oltre 7.000 imprese per 230 miliardi di fatturato e 900.000 posti di lavoro. Se l’Italia cominciasse a fare la voce grossa in Europa, attrezzandosi per essere competitivi con meno fisco e meno burocrazia, se cominciassimo a chiedere agli imprenditori di fare fino in fondo il loro mestiere, forse potremmo rivedere la luce prima del 2024. Il successo sarebbe ancora più rapido se poi ripensassimo il nostro ruolo all’interno dell’euro.

Ernesto Preatoni blog

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