Nina la gallina, dal salotto di Turro conquista Facebook

Cultura e spettacolo

Milano 18 Gennaio – Bastano poco più di ventiquattro ore di silenzio sulla sua pagina Facebook (La Nina) per agitare i fan. Di fronte al leggero black out mediatico, i settantacinquemila follower, popolo trasversale dai 3 ai 90 anni, va subito in tilt. E partono i messaggi. Dritti al punto quelli dei più ansiosi: «Nina, tutto bene?». Indagini caute dei più pragmatici: «Sei in viaggio?» (dai post sanno che è di frequente via). Lei non risponde, non sa nè leggere nè scrivere. È Silvia a mettersi alla tastiera e a inviare prove tranquillizzanti: considerazioni, una foto, un video. Silvia Amodio è una fotografa-documentarista con alle spalle lavori di notevole spessore (pedofilia clericale, sfruttamento minorile, dramma dell’Aids in Africa), Nina un polletto di due etti e mezzo, razza Serama. Vivono insieme da dieci mesi (con il figlio diciannovenne di Silvia, Leonardo), in un loft in zona Turro. Ride Silvia osservando: «Strano destino, divento famosa come segretaria della mia gallina!».

Vita e carattere di Nina. Piccola ma coraggiosa: non indietreggia neanche di fronte ad animali di grande taglia. Amichevole: pigola se lasciata sola, gira tranquilla fra le persone, entrando in relazione. Capricciosa come i bambini: al mattino non vuole mai alzarsi, di sera la porta della camera dove dorme — in un cestino di vimini — va chiusa, «altrimenti è tutto un avanti e indietro fino a quando non vede la luce spenta». Poi ci sono i tratti da animale domestico. A metà fra gatto e cane. Riconosce il suo nome e corre impettita appena viene chiamata: Silvia urla «Ninaaa» e lei le zampetta incontro festosa. Non ama le carezze, ma sta sulla mano, sulla spalla, in grembo.

Capitolo a parte, gli esercizietti. Come quando vola da un panchetto basso alla sedia e da lì la spalla della padrona. «Non sono numeri da circo», precisa lei, «dimostra che le galline, considerate animali stupidi, hanno capacità cognitive» (Amodio sta coinvolgendo l’Università Statale in un progetto di ricerca). Infine, i desideri. Silvia, che si è laureata in Filosofia con una tesi sulle competenze linguistiche dei delfini, sa di addentrarsi in un terreno minato, ma spara ugualmente: «Si siede sul divano e guarda con noi la tv, credo riconosca le immagini degli animali».

Pagina Facebook, la rubrica online di Carmine Sabbatella, ricercatore di Brera, che inserisce Nina nei quadri (il pennuto mimetizzato nelle tele di Hopper, Raffaello e Pelizza da Volpedo), i video su youtube. Amodio si aspettava la domanda. La risposta è immediata. «Non è folclore e io non sono la signora eccentrica che vive con un pennuto». Prosegue: «I polli sono fra gli animali più maltrattati, considerati buoni solo per la padella. L’obiettivo non è spingere ad accogliere in casa una gallina, ma attirare l’attenzione. Invito a riflettere su un animale poco conosciuto mostrando il suo carattere, la sua intelligenza, la sua furbizia»

Marta Ghezzi (Corriere)

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