Mutui, il perché nel 2017 saranno più cari

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Milano 19 Gennaio – Il nuovo anno si apre con qualche novità in materia di mutui. L’anno scorso le famiglie si sono ripresentate agli sportelli bancari con il progetto della casa da comprare a rate. I tassi ai minimi di sempre hanno di sicuro invogliato al grande passo. Le richieste di finanziamenti sono tornate a salire dopo i lunghi anni di crisi. Il nuovo anno però potrebbe portare mutui più costosi e quindi mettere di nuovo un freno alle richieste delle famiglie (+26,8% nei primi nove mesi del 2016).

Qualche big bancario ha già iniziato ad alzare gli spread: Intesa Sanpaolo ha già fatto sapere che le sue nuove erogazioni saranno più costose a partire da gennaio di quest’anno. L’incremento è di 50-60 punti base in più che significa che il tasso fisso finito dell’istituto cambierà e andrà all’1,10–2,10 per cento, a seconda delle durate, mentre quello variabile salirà allo 0,70–1,40 per cento (leggi anche qui).

Il passo del gruppo leader di mercato potrebbe presto essere seguito da altri istituti sul territorio. Di sicuro il nuovo contesto che si è creato per il credito contribuirà a portare le banche in questa direzione. Il rialzo dello spread Btp/Bund, la recente revisione al ribasso del rating sull’Italia da parte dell’agenzia canadese Dbrs e la graduale ripresa economica che porterà a un graduale indebolirsi del Quantitiative easing della Bce, condurranno a mutui più costosi nel 2017. Sono le conclusioni a cui arriva anche una recente analisi di Mutui.it in collaborazione con Facile.it.

Intanto l’indice di riferimento dei mutui a tasso fisso, Eurisr, è già salito di 40 punti base dal luglio scorso. Il trend potrebbe proseguire nei prossimi mesi.

Guardando ai numeri sui mutui dei primi nove mesi del 2016, alle famiglie italiane sono stati erogati finanziamenti per l’acquisto della casa per 35.732 milioni di euro. Il saldo annuale, se confrontato con quanto rilevato da gennaio a settembre 2015, segna un aumento dei volumi pari a +26,8%, per un controvalore di +7.562 milioni di euro.

Sandra Riccio (La Stampa)

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