Milano 22 Gennaio – Scritte e scarabocchi sulle banconote sono sempre state tollerate da chi riceve denaro in contanti, nella convinzione che nessuno rifiuterebbe mai un pagamento solo perché sono stati aggiunti, a penna, due bei baffi alla Salvator Dalì. Ma, ai fini legali, la banconota con delle scritte è valida? Un negoziante o qualsiasi altro creditore potrebbe legittimamente rifiutare la consegna di soldi rovinati con degli appunti, scarabocchi o altri segni? La soluzione – si legge su laleggepertutti.it – è fornita da una circolare della Banca centrale europea del 2003 e dalle successive istruzioni pubblicate dalla Banca d’Italia sul proprio sito.
In linea generale, le filiali della Banca d’Italia sono tenute a sostituire i soldi scritti o danneggiati con altri integri dello stesso taglio solo se: il possessore è in buona fede (non risulta cioè essere l’artefice delle scritte); se si tratta di danneggiamenti modesti ossia piccole scritte, numeri o annotazioni.
Quando invece non ricorrono tali circostanze o risulti la colpa del possessore nella tenuta della banconota, la Banca d’Italia può rifiutarne la sostituzione e, in tal caso, trattiene i soldi rovinati. Si tratta di una valutazione che viene effettuata dal personale di Bankitalia discrezionalmente.
Il venditore è tenuto ad accettare una banconota scritta?
Atteso il rischio che la nostra Banca centrale possa rifiutare la sostituzione delle monete gravemente rovinate, si potrebbe concludere nel seguente modo: posta in linea generale l’efficacia delle banconote nonostante queste presentino delle scritte, almeno finché le stesse non vengono ufficialmente ritirate dalla circolazione, non è tuttavia obbligo del venditore accettarle, salvo si tratti di scritte di entità minima e irrisorie rispetto alla dimensione della carta. Difatti, il creditore non è tenuto ad accollarsi il rischio di un eventuale rifiuto, da parte delle autorità, al cambio della banconota. (Adnkronos)
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