CGIA: imprese soffocate dalla burocrazia. E nel 2017 sarà anche peggio

Attualità

Milano 24 Gennaio – Altro che burocrazia zero e semplificazione annunciata a gran voce dagli ultimi governi. Compreso quello di Renzi. Gli adempimenti, i lacci e i cavilli per chi ha intenzione di mettere su un’impresa non finiscono mai. Anzi aumentano. Nell’anno appena entrato, infatti, il numero di pratiche a carico delle micro e piccole imprese crescerà mediamente di 4 adempimenti. Vita dura dunque per le imprese artigiane (quelle senza dipendenti) che lungo i 12 mesi dell’anno dovranno pagare o inviare documenti e carte da bollo ben 30 volte per onorare altrettante scadenze fiscali. Peggio per un negozio commerciale (con 5 dipendenti) 78 e una piccola impresa industriale (con 50 dipendenti). Per questi i contatti con la burocrazia arrivano a 89 sempre nel 2017. A calcolare come il peso della pubblica amministrazione si oppressivo e impegni tempo e risorse per chi dovrebbe solo pensare a creare ricchezza è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che  ha stilato la classifica dopo aver elencato i principali appuntamenti con il fisco delle tre aziende campione prese in esame. Mentre le aziende chiedono di ridurre il numero delle scadenze fiscali e di semplificare il quadro normativo – denuncia il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – la politica decide in senso opposto, tradendo clamorosamente le attese di milioni di imprenditori”.

Nuovo fisco ma non cambia nulla
Dal 2017, infatti, il fisco si rinnova: arriva l’Iri (Imposta sui redditi) per le ditte individuali e le società di persone in contabilità ordinaria, il regime di cassa per tutte le imprese in contabilità semplificata e la fatturazione elettronica inizia a fare capolino anche nei rapporti tra imprese private, prevedendo tutta una serie di semplificazioni. Tuttavia, nelle more di queste novità la maggior parte delle imprese vedrà aumentare i propri adempimenti. “Nel suo complesso, la burocrazia che grava sul mondo delle piccole imprese – osserva Zabeo – costa, secondo i dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri, quasi 31 miliardi di euro ogni anno. Per ciascuna di queste realtà si stima che il peso economico medio sia di circa 7.000 euro. Questi costi, ovviamente, gravano relativamente di più sulle piccolissime imprese che sulle medio-grandi. Ricordo, ad esempio, che oltre il 70 per cento degli artigiani e dei commercianti lavora da solo: pertanto, la gestione degli adempimenti burocratici viene svolta direttamente dal piccolo imprenditore, che, in alternativa, si deve rivolgere a un libero professionista o a una Associazione. Sia chiaro, una parte della burocrazia non può essere cancellata, tuttavia, se con un colpo di bacchetta magica si potesse eliminare questo fardello da 31 miliardi di euro , le piccole imprese, ovviamente in linea puramente teorica, potrebbero dar luogo, grazie a questo risparmio, a oltre 750.000 nuovi posti di lavoro”. (Il Tempo)

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