Viaggio nel degrado dei luoghi dimenticati

Milano

Milano 26 Gennaio – Il degrado a Milano, ormai, è talmente diffuso che diventa abituale incontrarlo in Centro e nelle periferie. E il degrado diventa luogo si spaccio, di criminalità, di violenza. Per l’incuria, per l’abbandono di un’amministrazione che non vuol vedere. Un’interessante mappa delle zone più degradate è stata pubblicata Daniela Uva su Il Giornale. Ne proponiamo il resoconto “Quattro milioni e mezzo di euro già spesi e la promessa di regalare al Corpo forestale un comando regionale nuovo di zecca. I lavori puntualmente cominciati nel 2009, con lo stanziamento di nove milioni di euro, e bloccati nel 2012 per la mancanza di fondi.

Adesso la caserma di via Salis non è altro che uno scheletro di cemento. Uno dei tanti ecomostri che deturpano il paesaggio urbano, mettono in pericolo la sicurezza dei cittadini e rappresentano un enorme sperpero di denaro. Dal centro alla periferia gli esempi sono decine, in una mappa dello spreco che parte dai via Gattamelata – con il tunnel mai entrato in funzione – e finisce nel cuore del parco della Martesana. «Ci sono tantissime infrastrutture, edifici e tesori architettonici incompiuti, abbandonati o usati in modo improprio – conferma il consigliere comunale Fabrizio De Pasquale (Fi) -. L’esempio forse più scandaloso è il Palazzo Italia di Expo. È costato circa 90 milioni di euro, e nessuno lo usa. Fra decine di progetti rimasti senza seguito». Ecco allora ecco allora dieci luoghi dimenticati della città. Solo una piccola goccia nel mare degli sprechi.

Via Gattamelata. Avrebbe dovuto collegare gli svincoli autostradali a Nord-Ovest di Milano con la vecchia Fieta per fluidificare il traffico, ma questo sottopasso costato complessivamente 115 milioni di euro non è mai stato inaugurato. Ci sono voluti nove anni per realizzare 970 metri di galleria, fra ritardi e costi lievitati – la spesa inizialmente prevista era di 62 milioni di euro -, ma questa infrastruttura è ancora chiusa. Le ultime notizie che arrivano da Palazzo Marino parlano di una prossima inaugurazione, fissata per la fine di febbraio.

Via Salis. Nel cuore del Municipio 9 è ancora uno scheletro di cemento il nuovo comando del Corpo forestale. A parte lo spreco di soldi pubblici, esiste un problema legato alla sicurezza. Il palazzone, abbandonato dal 2012, è spesso preda di occupazioni abusive. Inoltre il cantiere è recintato con del semplice compensato, che spesso cade.

Via Paravia. È un edificio storico che risale al 1600, ma nessuno pensa a valorizzarlo e metterlo al servizio dei cittadini. Al contrario la cascina Case Nuove è un inno all’abbandono. L’ultima messa in sicurezza risale al 2013, ma da allora il degrado non ha fatto che aumentare. Inutili, finora, sono state le proteste dei cittadini di San Siro. Chiedono che questi spazi, un tempo fiore all’occhiello della vita agricole della città, siano ripuliti e utilizzati come ritrovo sociale. Ma a bloccare il futuro di questo gioiello è un contenzioso fra Comune e Sovrintendenza.

Parco della Martesana. Nel cuore del parco della Martesana c’è un luogo nato per aggregare e per portare cultura in mezzo alla natura. Si tratta dell’anfiteatro, diventato una discarica a cielo aperto. Lo spazio, denunciano i cittadini, è spesso invaso da bottiglie e cocci di vetro, così come la parte sovrastante nella quale Amsa non può intervenire perché è proprietà privata.

Via Noale. Fra i beni del Comune trasformati in ecomostri c’è anche l’istituto Marchiondi, a Baggio. È stato inaugurato nel 1957 per aiutare i ragazzi più difficili, grazie al progetto dell’architetto Vittoriano Viganò. Grande esempio di brutalismo italiano, il cui plastico è esposto al Moma di New York. Ma in patria l’edificio ha avuto meno fortuna, finendo in uno stato di degrado assoluto. Spesso funziona da tetto di fortuna per rom e sbandati, fra continui sgomberi che costano molto in termini di sicurezza ed economici.

Corso di Porta Vigentina. Nel pieno centro una ex scuola, chiusa dal 2011 ma risalente al 1700, per tre mesi è diventata un centro di accoglienza per i clochard. A dispetto del vincolo imposto dalla Sovrintendenza, l’edificio è un dormitorio.

Viale Molise. È uno degli sprechi più eclatanti. Si tratta della palazzina in stile liberty dell’ex macello occupata dal centro sociale Macao. Si tratta di un edificio pubblico, di fatto regalato all’associazione, che non paga neanche le utenze ancora intestate a Palazzo Marino.

Via Rizzoli. Dopo l’ultimo sgombero avvenuto lo scorso maggio, l’area ex Rizzoli è tornata a essere una delle favelas più degradate della città. Rifiuti, ratti e occupanti abusivi che neanche la rabbia dei residenti è riuscita a mandare via.

Via Adriano. Poco distante c’è un’altra terra di nessuno. È il Palazzo di via Adriano 60, interamente di proprietà del Comune. Su quel suolo dovrebbe sorgere una scuola, ma per ora a utilizzarlo sono solo i rom. Mentre bonifica del terreno e messa in sicurezza restano solo promesse.

Via Fortezza. Fra le occupazioni «storiche» c’è anche quella dell’ex sede della fabbrica De Marco. Di tanto in tanto viene sgomberata, ma gli abusivi tornano puntualmente.”

Milano Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.