Milano 31 Gennaio – Boris ha una certa esperienza di Russia sovietica. Il regime delle più sfacciate disuguaglianze, dove in nome del futuro la nomenklatura sacrificava il popolo, cui assicurava un destino radioso. In Italia la disuguaglianza non è nemmeno coperta da questa finzione, è proprio sfacciata. Questo spiega tante cose. Il famoso populismo è il tentativo di spaccare l’orizzonte chiuso. Non sempre spinti da nobili interessi, o da una visione positiva e giusta. Ma questo è un altro discorso. Di certo oggi gli italiani sono sconcertati dalla differenza di trattamento, dalla disuguaglianza patente. Ci sono sempre state, ma mai è stato chiaro che fossero così sfacciate e impunite.
Mi riferisco a quanto sta emergendo dall’abisso dei debiti del Monte dei Paschi di Siena. L’erario – cioè noi cittadini – per salvare il sistema Italia, altrimenti destinato a saltare con guai immensi in caso di fallimento della terza banca italiana, è chiamato a infilare nel salvadanaio dei banchieri rossi per eccellenza (ma con affari anche a destra, sia chiaro) 8 miliardi di euro. I crediti in sofferenza, più o meno morti, di quella banca sono arrivati a 47 miliardi. Dunque ci pensa lo Stato.
Non sarebbe la prima volta in Europa: la Germania, prima che scattassero i divieti di Bruxelles, in silenzio ha gonfiato di denari le proprie banche con quasi 300 miliardi di euro. Ma la Germania se lo poteva e se lo può permettere: l’euro l’ha ingrassata a nostro danno. Ma noi?
La lista degli “sfortunati”
Non sto qui a discutere sulla necessità del salvataggio. Boris beve come oro colato le tesi degli economisti i quali sostengono che il crollo di Mps porterebbe con sé nella discarica molte altre banche, con danni incalcolabili per tutti. Dico solo che chi sbaglia deve pagare. Lo pensano tutti. Non c’è bisogno di essere raffinati moralisti per capire che chi ha munto dalle mammelle del Monte e chi glielo ha consentito è bene che paghino con i loro beni privati e con un certo disdoro pubblico. Niente gogna, solo corretta informazione. Non parlo delle piccole aziende andate in malora per la crisi. Imprenditori e artigiani hanno pagato e pagheranno: a loro fideiussioni e garanzie sono state chieste in abbondanza. Mi riferisco ai giganti che hanno mangiato la pappa degli altri e si atteggiano a moralisti.
Centinaia di milioni di euro prestati e bruciati, senza che i beneficiari abbiano dovuto rinunciare a neppure uno dei propri yacht o appartamenti a Saint Moritz o a spiegare come dev’essere fatto il mondo, da bravi proprietari di giornali di sinistra. Ovvio a chi mi sto riferendo: alla famiglia De Benedetti, che ha avuto un trattamento di favore eccezionale con Sorgenia, una catastrofe di debiti, tranquillamente assorbiti dalle banche e soprattutto, per un terzo, più di 600 milioni, da Mps. E così varie realtà della Lega delle Coop, speculatori edilizi, proprietari di catene alberghiere miliardarie. Ora il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sostiene che non è il caso di fare i nomi degli “sfortunati”. E il ministro dello Sviluppo economico, Fabio Calenda, nega che sia corretta l’esibizione di una “black list”. Io direi, se proprio si vogliono evitare giustizialismi, la si definisca “catalogo degli sfigati”, così da catturare non la rabbia ma la compassione del popolo.
A Boris tocca essere sarcastico. Sfortunato infatti è chi ha perso tutto, non chi ha speso i soldi degli altri e adesso se la cava con un buffetto di comprensione. Logico poi che la gente odi la politica, che non è capace di far rispettare il popolo comune; e che detesti la magistratura e i giornali, che sulla vicenda di Siena per la prima volta nella storia non hanno prodotto una sola intercettazione compromettente. Chissà perché…
Articolo di Renato Farina (tratto dal numero di Tempi in edicola)
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