Milano 1 Febbraio – Via libera dalla Giunta della Regione Lombardia alla delibera che introduce il nuovo modello di presa in carico dei 3,5 mln di pazienti lombardi affetti da cronicità. Il modello stratifica la domanda di salute in cinque livelli di cui i primi tre riguardano i pazienti cronici con diversi gradi di complessità e prevede per 62 patologie croniche il percorso di cura a seconda del livello.
Rispetto alla bozza anticipata ieri da Quotidiano Sanità la grande novità è rappresentata dall’ampliamento delle possibilità per le cooperative dei medici di medicina generale di partecipare ai bandi per la gestione della presa in carico e il fatto che il piano di assistenza individuale debba in ogni caso essere redatto dal medico responsabile della presa in carico.
Ma a spiegarci direttamente tutte le novità della delibera è l’assessore alla Salute della Regione Lombardia Giulio Gallera.
Assessore, la vostra delibera prevede un vero e proprio cambio di rotta nella presa in carico dei pazienti cronici. Quasi una rivoluzione. Come funzionerà?
Questo modello è rivoluzionario perché per la prima volta si costruiscono dei percorsi strutturati di presa in carico. I pazienti cronici saranno divisi in base a distinti livelli di complessità o fragilità e per ogni patologia e livello ci sarà un percorso ad hoc. E poi viene introdotta la figura del Gestore che potrà essere un soggetto pubblico o privato che dovrà attivarsi per costruire una filiera con più soggetti che devono cooperare per soddisfare i bisogni dei pazienti.
Altra novità sarà il sistema di remunerazione. Cosa cambia rispetto al passato?
Le dico solo che siamo i primi in Italia ad introdurre delle tariffe per la presa in carico di ben 62 patologie croniche. Fino ad ora era la remunerazione era basata sulla singola prestazione mentre ora il costo è complessivo di tutti i servizi che servono per la presa in carico delle cronicità. Tutto ciò, mi faccia dire è stato possibile anche grazie alla solidità della nostra banca dati.
Mi può fare un esempio?
La tariffa per la presa in carico di un malato di ipertensione di livello 3, la meno complessa e che è riservata in via esclusiva alla medicina generale (così come i livelli 4 e 5 ndr.), è di circa 270 euro solo per le attività ambulatoriali, cui va sommato un 8% in più che abbiamo deciso di dare per far fronte alle spese per l’attività organizzativa del nuovo modello.
I medici di famiglia sono però preoccupati di essere stati esclusi dalla gestione delle cronicità anche se nell’ultima versione della delibera avete cambiato rotta. Insomma, come stanno le cose?
Ai medici di medicina generale è riservato in via esclusiva il livello 3, quello più ampio che conta circa 1,9 ml di cronici monopatologici. Vogliamo fugare ogni paura e poi come dicevo il medico di famiglia potrà partecipare anche ai bandi per la gestione della presa in carico dei casi più complessi. Certo è chiaro che stiamo parlando di una medicina generale che già opera in rete ma per noi la medicina generale è strategica.
Ma cosa cambia invece per i cittadini?
Basta code, prenotazione visite mediche e ricerche dei luoghi di cura per esempio. Il punto è con il nuovo modello ci sarà una vera presa in carico della persona che sarà accompagnata passo dopo passo nell’attuazione del suo piano assistenziale personalizzato. Insomma sarà il gestore a seguire ed accompagnare il paziente, non il contrario con i cittadini travolti dalla frammentazione del sistema.
Ma chi controlla?
Ruolo fondamentale in tutto il nuovo sistema lo avranno le ATS che avranno il compito di verifica, monitoraggio e di risolvere gli eventuali problemi.
E le risorse?
Per finanziarie l’8% in più di remunerazione per le attività organizzative che abbiamo deciso di riservare agli erogatori abbiamo messo sul campo 76 mln di euro. È chiaro che a tutto ciò si affianca il nostro lavoro per migliorare le infrastrutture. Ma è chiaro che poi ci aspettiamo anche che questo modello possa essere uno stimolo per accrescere l’appropriatezza e magari produrre anche risparmi.
Le prossime tappe?
Ora i candidati gestori dovranno presentare le manifestazioni di interesse e dimostrare di essere in grado di erogare i servizi previsti nei percorsi di cura. Saranno poi le Ats a vagliare le candidature e a comunicarle ai cittadini che tra luglio e ottobre riceveranno una lista dei soggetti erogatori tra cui scegliere. A questo punto il cittadino stipulerà il patto di cura con il Gestore e verrà prodotto dal medico responsabile della presa in carico un Piano di assistenza individuale. Il piano dovrà essere seguito dal cittadino per almeno un anno.
E cosa cambia rispetto ai Creg?
Possiamo dire che questo modello rappresenta una fase successiva e più ampia di quella sperimentazione. È una specie di sublimazione dei Creg. In realtà, è che questa è una nuova dimostrazione di come il modello lombardo, che prevede una sanità ben regolata che lascia spazio alla libera concorrenza pubblico-privato, è sempre vincente e dà risposte concrete ai bisogni dei cittadini.
Luciano Fassari
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