Caso Raggi. «Un reality show oltre il ridicolo». Parla l’ex grillino Biondo

Attualità

Milano 5 Febbraio – L’intervista a Nicola Biondo che ha dato vita e diretto per oltre un anno l’ufficio comunicazione M5S alla Camera, è di Caterina Giojelli e pubblicata da Tempi.it.  Ne riportiamo il testo integrale perché il punto di vista di chi conosce le strategie del Movimento può aiutare il lettore nel giudizio su una vicenda paradossale.

“Di quella polizza vita da trentamila euro che Salvatore Romeo le aveva intestato nel gennaio 2016 (sei mesi prima dell’elezione in Campidoglio) Virginia Raggi dice «non so nulla», «l’ho appreso solo stasera», «sono sconvolta». Ma quel “dono” del funzionario comunale, diventato poi capo dello staff del sindaco M5s con stipendio triplicato, è diventato l’asso nella manica con cui i pm si sono presentati ieri all’interrogatorio del sindaco di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina del fratello di Raffaele Marra, ex capo del personale capitolino, che vede Raggi indagata per falso e abuso.

Ora i magistrati indagano sulla provenienza dei soldi, il sindaco assicura di avere la fiducia del Movimento («ho sentito Grillo, mi ha detto che farà polizze per tutti»), gli esperti espongono analisi sullo strumento finanziario, sui social, nonostante l’altolà di Grillo ad esprimere dissenso, vengono registrate reazioni tutt’altro che pacate. «Questa vicenda romana pare una matrioska: più si smonta più trovi qualcosa di nuovo e più complicato da smontare. La negazione continua dei fatti però continua a sgomentarmi». Nicola Biondo, giornalista giudiziario, conosce il verbo grillino, ha dato vita e diretto per oltre un anno l’ufficio comunicazione del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, chiamato e voluto da Gianroberto Casaleggio. Poi è successo qualcosa. Che ha raccontato insieme a Marco Canestrari, web developer ed ex braccio destro di Grillo e Casaleggio, nel libro Supernova – Com’è stato ucciso il M5S: tutta la verità disponibile da fine marzo su Amazon in edizione cartacea o in formato Kindle.

Otto ore di interrogatorio per la Raggi. È sorpreso?
Del Movimento non mi sorprende più nulla. Lascia sgomenti questa totale, irreale, continua difesa costante della negazione dei fatti. Hanno costruito un tale sistema di recita teatrale, di propaganda social, che la realtà ormai è scomparsa, manipolata. In questo reality show qualcuno prova a dire che la storia delle polizze vita sia un caso di “amore non corrisposto”, una polizza regalata a sua insaputa da un uomo che aveva perso la testa per lei: siamo oltre il ridicolo. E le altre 7 polizze siglate da Romeo ad altrettanti personaggi del M5S? Più che un caso privato, sembra un metodo, il suo. Per fare cosa lo vedremo. Negare i fatti significa restare attaccati alla poltrona, tradire gli stessi princìpi e valori che hanno guidato l’investitura popolare della Raggi, ciò dimostra che i processi politici interni al Movimento sono falliti. La domanda che da tempo nel Movimento si pongono è: «Chi ha portato la Raggi dentro il Movimento?». Ma è una domanda ipocrita: è fallita la selezione della classe dirigente, tutto qui. Se lo chiede anche un giornalista come Sansa sul Fatto Quotidiano quando scrive: «Cosa sappiamo di Luigi Di Maio, chi è il futuro candidato a Palazzo Chigi?».

Lei che cosa ha capito della posizione della Raggi e di Romeo?
C’è una costante commistione di rapporti familistici e/o privati che si confondono col politico, un’ulteriore sconfitta delle ragioni del M5s, nato per non essere un partito ma un movimento di cittadini informati. E che ha finito per difendere se stesso peggio di qualunque altro partito e in maniera più rocambolesca. Posso dirle una cosa? Non ho nessun rimpianto per la mia esperienza dentro il Movimento, ho fatto le mie mosse per uscirne e ne sono felice. Ma in alcuni momenti ho avuto paura, di certi contesti, di certi metodi. Oggi i fatti mi danno ragione.

Non dovrebbe esserci nulla di incredibile in un sindaco che appena vinto le elezioni si porta dietro gli uomini di cui si fida di più: perché dovrebbero esserne immuni i 5 stelle?
Quando ho tirato su dal nulla il gruppo comunicazione alla Camera sono partito da giornalisti di cui mi fidavo, per poi allargare la squadra sulla base di curricula, competenze e colloqui. Ma di chi chiami sei responsabile, se ci sono rapporti non chiari o che mettono in imbarazzo la struttura per cui lavori ne rispondi. Così come hanno dovuto fare altri sindaci romani prima della Raggi. Assistiamo all’avvicendarsi di una pletora di famigliari e amici a vario titolo, e scelte di personaggi discutibili. Prima di nominare Marra bastava googlare il suo nome e leggere la sua biografia: il popolo della rete evidentemente non legge, e la realtà dimostra duramente che chi non ha conoscenza e cultura non ha futuro, sbaglia ogni scelta. A Marra fanno riferimento personaggi come Panzironi, fundraiser dell’ex sindaco Alemanno, finito poi nei guai con Mafia Capitale. Panzironi era legatissimo alla Muraro e ad una signora, Gloria Rojo, la cui società Hgr Virginia Raggi ha presieduto all’interno dello studio legale Sammarco. Questo è la palestra politica della Raggi. In altri tempi Grillo avrebbe tirato fuori da questa ragnatela di rapporti un pezzo di teatro eccezionale. Oggi cala la testa: è la politica. Ma non quella che lui diceva di volere. Roma è precipitata in un eterno passato dove nulla si muove e nessuno governa. È questa è la colpa più grave.

I giornali si scagliano contro la vicenda con commenti giustizialisti, solo Marco Travaglio fa l’avvocato della Raggi, dice che, tecnicamente, poteva non sapere. E se al posto della Raggi ci fosse stato un sindaco del Pd o di Forza Italia?
Bisognerebbe chiederlo a Travaglio. E verrà il momento di farlo. A Casaleggio dicevo sempre che quando la politica e la comunicazione del Movimento l’avrebbero fatta i direttori dei giornali e gli opinion maker sarebbero stati dolori. Questo momento è arrivato, in politica i vuoti si riempiono. D’altronde Travaglio pensava anche che Marra fosse una persona eccezionale, un incorruttibile. La Raggi sarà scaricata quando converrà dal punto di vista mediatico con uno slogan «siamo diversi dagli altri, non difendiamo i nostri amministratori quando sbagliano». Ma il problema rimarrà.

Ma lei come è entrato nella macchina grillina e come è arrivato poi a scrivere con Canestrari Supernova?
Supernova è un noir politico. Come in tutti i noir c’è una vittima, l’M5s, ci sono gli assassini, molti luoghi del delitto e molti testimoni, ci sono traditi e traditori. Non siamo né grillini traditi né antigrillini, abbiamo una storia collettiva da raccontare, con personaggi noti e altri meno noti, con angoli oscuri da illuminare: vogliamo raccontare quando è morto il Movimento dei cittadini, chi l’ha ucciso e perché. È stato anche un esperimento di ingegneria sociale che ha anticipato molte cose: l’uso della rete in chiave politica e sociale, ha anticipato l’avvento di Trump, ha dato risposte semplicistiche ad un disagio che nessuno voleva vedere e risolvere. Nasce come movimento anti-sistema al cupio dissolvi della Seconda Repubblica ma quando si scontra con il sistema di potere ne assume tutti i suoi difetti senza risolvere l’equazione. «Noi facciamo le cose non per interesse ma perché ci crediamo», diceva Grillo. Mi pare, sempre per usare le stesse parole di Beppe, che nel Movimento oggi «siamo in leggerissima controtendenza».

Milano Post

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