Milano 6 Febbraio – L’accelerazione data giovedì al Senato dal ministro Padoan su tempi e contenuti del piano di aggiustamento ha contribuito parecchio a rasserenare il clima del confronto con l’Europa. Confronto che però non è finito, e al momento non è del tutto scontato nemmeno sui numeri dell’aggiustamento.
Il ministro dell’Economia ha chiarito che l’Italia è disposta a percorrere tutto il cammino chiesto dalla commissione Ue, e che si attesta a 3,4 miliardi, cioè due decimali di Pil. Il calendario delle prossime settimane prevede però l’emergere di una serie di dati congiunturali importanti che, se porteranno buone notizie, potrebbero aiutare a limare il conto finale. Fino a farlo scendere, magari, sotto quota 3 miliardi.
La prima variabile in gioco è legata all’andamento effettivo del Pil del 2016. Il dato ufficiale scritto dal governo nella nota di aggiornamento al Def dello scorso autunno parla di una crescita dello 0,8%, ma l’andamento dell’ultimo trimestre potrebbe aver dato un po’ di tono in più al prodotto interno lordo. Lo stesso Ufficio parlamentare del bilancio ha ipotizzato la scorsa settimana un consuntivo a +0,9%, con un decimale in più rispetto alle previsioni chepotrebbe tornare utile in questa battaglia che proprio sui decimali si gioca.
A chiudere i giochi sarà l’Istat, in due tappe: il 14 febbraio l’Istituto di statistica pubblicherà i dati sull’andamento del quarto trimestre, mentre il 1° marzo è atteso il consuntivo su tutto il 2016. Anche in questo caso, il calendario italiano non va troppo d’accordo con quello europeo, che prevede invece per il 13 febbraio la diffusione delle previsioni invernali in cui sono riportate le stime macro su crescita e deficit della Pa nei Paesi dell’Unione. Pochi giorni dopo sarà la volta dell’atteso Rapporto sul debito. Al di là dell’intreccio di date, comunque, numeri definitivi sul Pil migliori di quelli delle previsioni ufficiali potrebbero dare qualche carta in più nelle mani dell’Italia per limare un po’ la correzione. Una crescita 2016 maggiore, prima di tutto, eserciterebbe un effetto trascinamento su quest’anno, e potrebbe aiutare le dinamiche indicate anche da altri dati macroeconomici.
Anche alla luce di questa attesa il Governo ha spinto per ancorare la tempistica degli interventi al periodo del Def, che nelle sue previsioni terrà conto dell’evoluzione fotografata dal quadro macro. Sempre nel tentativo di andare incontro alle richieste della Ue, Padoan a Palazzo Madama ha definito «molto probabile» un primo aggiustamento prima di aprile. Ma in ogni caso non è questione di giorni. Se la speranza di un alleggerimento del conto finale si concretizzerà, l’effetto sarà quello di ridurre il conto a carico di accise e tagli. Sulle misure di lotta all’evasione, a partire dall’estensione dell’inversione contabile sull’Iva nel privato (reverse charge) e nel pubblico (split payment), è stato invece lo stesso Padoan a indicare l’obiettivo di un miliardo.
Alleggerita o meno, la richiesta europea comincia già a esercitare i primi effetti su una serie di partite minori, ma non troppo. La prima è quella relativa alla ricerca di fondi aggiuntivi per Regioni, Province e Città metropolitane in vista del decreto enti locali in costruzione. In gioco ci sono 500 milioni in tutto, che però sono essenziali per ottenere il via libera degli enti territoriali anche sul riparto dei tre miliardi di «fondone» messi a disposizione dall’ultima legge di bilancio. Senza questo passaggio, i presidenti di Provincia hanno già annunciato «azioni eclatanti» per le prossime settimane: e un’ennesima polemica sulle Province non è certo in cima ai desideri di una politica in cerca di consensi.
Marco Rogari e Gianni Trovati (Il Sole 24 Ore)
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