Milano 8 Febbraio – Maria De Filippi debutta al Festival di Sanremo con una battuta pietosa e inutile su Trump, dimostrando che l’ironia non le appartiene e che sparare su Trump e come sparare sulla Croce Rossa.
La grande attesa per la doppia conduzione non era giustificata o, meglio, ha solo confermato che i tempi televisivi dell’uno e dell’altra sono diversi e che, insieme, servono a rendere soporifera una trasmissione già noiosa in sé.
Maria De Filippi si è adattata, ha diligentemente svolto il compitino, giocando una partita fuori dalla sua dimensione, non riuscendo ad imporre l’intelligenza creativa che caratterizza le sue trasmissioni. Da ricordare il Tenco di Tiziano Ferro: un momento di grande intensità. Crozza non ha graffiato ed è stato prevedibile e scontato. Sì all’ironia della coppia Cortellesi-Albanese, divertenti, originali
Le canzoni? Sembrano un pò tutte costruite con la furbizia sanremese: sufficientemente orecchiabili, sufficientemente originali nei testi. L’amore vince, naturalmente in quasi tutti i testi, ma il brano di Clementino “Ragazzi fuori” ha il brivido dell’impegno sociale. Le donne rappresentano il piatto forte della serata.
Le mie preferenze nell’ordine vanno a Fiorella Mannoia, Elodie. Ma Fabrizio Moro ha presentato l’emozione e l’intensità: forse la canzone migliore della serata. Tutto il resto, direbbe Califano, è noia.
Non accedono inspiegabilmente alla serata delle cover Ron, Clementino, Giusy Ferreri. Inspiegabilmente perché Ron ha portato una canzone fresca, ben modulata, Clementino un brano sentito, di forte impatto sociale e Giusy Ferreri ha pagato, forse, il fatto di aver cantato per prima.
La più elegante senz’altro Fiorella Mannoia, con uno stile rigoroso ed essenziale. Nulla a che vedere con le frange e le trasparenze di Maria De Filippi.
Olga Molinari