Milano 12 Febbraio – La liturgia della serata non ha avuto intoppi. D’altronde la professionalità dei conduttori non è in discussione. E per la verità qualche lampo di umana fragilità avrebbe movimentato una serata prevedibile e scontata. La De Filippi intelligentemente si è messa al servizio di un rito che indubbiamente non è nelle sue corde, ma forse la straordinarietà sta anche nella sua sobrietà, nella sua capacità di defilarsi con discrezione.
Zucchero si presenta ed è come essere proiettati su un altro pianeta: un trionfo di qualità, di vera musica. Riproporre il Miserere in coppia con Pavarotti è emozione e commozione. E’ rimpiangere un grande, un grandissimo.
La classifica finale non premia la qualità delle canzoni. Il tredicesimo posto di Marco Masini è una brutta sorpresa per l’originalità del brano e l’indubbia personalità musicale dell’interprete.
Elodie e Fabrizio Moro rispettivamente all’ottavo e al settimo posto meritavano senz’altro un piazzamento migliore. Soprattutto Moro per un motivo trascinante, ed emozionante.
Bene il quarto posto a Michele Bravi per un brano musicalmente valido e una voce personale e, finalmente, intonata.
Vince Francesco Gabbani ed è una vera sorpresa
Premio per il miglior testo: Fiorella Mannoia
Premio della critica Mia Martini: Ermal Meta
Premio Stampa: Fiorella Mannoia
Premio miglior arrangiamento: Al Bano
Premio musica digitale Tim: Francesco Gabbani
Si chiude un Festival che ripete il solito Festival ed è quasi noioso ripetere che l’unico pregio del Festival è per molti il ricordo di un’Italia un po’ ingenua che si univa idealmente durante una sfilata di canzoni, non importa se belle o brutte. Importava sentirsi insieme.
Anna Ferrari
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