Da inizio 2017 sono sbarcati quasi diecimila disperati. Se le cose continueranno ad andare come sono andate sinora i conti dicono 1400 in Lombardia, di cui 700 a Milano. Se le cose continuano ad andare come ora su 10 mila solo 300 sono veri profughi. Quindi solo 21 di quelli a Milano avranno pieno diritto di starci. Forse arriveremo ad un centinaio con le sfumature. Gli altri 600 diventeranno clandestini. Io, scusandomi sin d’ora per il populismo, ci vedo un problema. Che non si risolve giocando a scarica barile con le regioni che sono riuscite ad averne meno. E non certo per spirito nazionalista: semplicemente perché li puoi anche mandare a Rocca Cannuccia, ma tanto sempre a Milano, porta d’Europa, vorranno venire. Sono profughi, non certo deficienti. Sanno come si arriva a Nord. Detto questo, l’intero sistema è demenziale e vale la pena riepilogarlo, per capire da cosa nasca il problema.
Nella prima decade del 2000, verso la sua fine almeno, il problema sbarchi si era drasticamente ridotto. Ed anche all’inizio, in piena emergenza, i numeri erano frazioni degli attuali. Il viaggio era pericoloso, lungo e costoso. Anche i morti, però, erano decisamente. Perché? Perché Il viaggio era pericoloso, lungo e costoso. Quindi lo tentavano in pochi, che pagavano molto e chiedevano garanzie. I morti c’erano, ma erano, percentualmente ed in termini assoluti meno. Poi dal 2014 è partito il boom. Propiziato da due fattori: uno sconvolgimento della situazione Libica negli anni precedenti che aveva tolto il tappo costituito da Gheddafi e la scelta, tra le più stupide della storia dell’umanità, di andarli a prendere a bordo acque territoriali, per “evitare le stragi”. Sul primo punto voglio scrivere una cosa controcorrente. No, a me non piaceva come abbiamo gestito la cosa con Gheddafi. I campi di concentramento nel Sahara non mi paiono una cosa particolarmente auspicabile. Era, comunque, meglio di ora. E questo perché al tiranno non abbiamo sostituito un governo di invasione. Ma sorvoliamo. Il secondo errore, andarli a prendere, ha spinto molte più persone a provarci, abbassando i prezzi. Che sono calati, tra l’altro, anche perché adesso non servono più barche che stiano giorni in mare. Ma solo che ti portino fuori dalle acque territoriali. Poi chiami e speri. I morti sono aumentati drasticamente. Chi l’avrebbe mai detto?
La ripartizione interna è il secondo capitolo di questa follia. Questa gente in Italia non ci vuole stare, per la maggior parte. E chi resta scopra rapidamente che quello che gli hanno raccontato, soldi facili, ricchezza e futuro, era solo metà della storia. Si erano dimenticati di dirgli che quei soldi li avrebbero potuti avere solo medicando, spacciando e lavorando in nero. Si erano dimenticati di dirgli che non avrebbero PRESO 35 euro al giorno, ma 2,5. Insomma, che era una sola. Questa è una bomba sociale, non perché gli stranieri siano un male in sé, ma perché la gente che prendi in giro, prima o poi si ribella. E siccome, dovendo scegliere se prendersela con gli importatori (delinquenti armati) e le coop (disarmate), questi non sono scemi, sappiamo tutti come finirà. Per questo la soluzione è il rimpatrio. Il paese di partenza ce lo dicono loro. Qualcuno porta anche prove. Quindi sappiamo dove rimandarli. Ed una volta là, saranno degli ottimi ambasciatori delle truffe della tratta… l’unico a dispiacersene sarà Majorino. Per ragioni che tutti voi potete immaginare.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.