Liberamente ispirato all’opera di Pier Paolo Pasolini
canzoni di Fabrizio De André
drammaturgia e regia di Giorgio Gallione
con Neri Marcorè
e con Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini voci e chitarre
arrangiamenti musicali di Paolo Silvestri
collaborazione alla drammaturgia di Giulio Costa
scene di Guido Fiorato
luci di Aldo Mantovani
produzione Teatro dell’Archivolto
Uno strepitoso Neri Marcorè reinventa il teatro canzone – sostenuto in scena da musicisti cantanti dal talento virtuosistico – e, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato, Fabrizio De André e Pier Paolo Pasolini, dà vita ad uno spettacolo unico che unisce satira, racconto e suggestione poetica.
Quello che non ho è un affresco teatrale che si interroga sulla nostra epoca.
Viaggiando “in direzione ostinata e contraria” si favoleggia del Sesto continente, un’enorme Atlantide di rifiuti di plastica (grande due volte e mezzo l’Italia) che galleggia al largo delle Hawaii; di guerre causate dal coltan, minerale indispensabile per far funzionare telefonini e playstation, di economia in “decrescita felice” che propone la pizza da un euro (una normale margherita, grande però come un euro…), costruendo così un mosaico variegato di storie tra satira, musica, narrazione e poesia…
«Come può un artista, un intellettuale, raccontare a chi non l’ha vissuto cosa è stato il nostro tempo? Una volta chiesero a un direttore d’orchestra, Furtwangler: “Quanto dura il concerto di Mozart che lei dirigerà stasera?” E il direttore rispose: “Per lei dura quarantadue minuti… per chi ama la musica dura da 300 anni”. Stiamo producendo orrori e miserie, ma anche un tempo fatto di opere meravigliose, quadri, musica, libri, parole. Eredità e testimonianza della civiltà umana sono le frasi di Leonardo “seguiamo la fantasia esatta”, di Mozart “siamo allievi del mondo”, di Rameau “trovo sacro il disordine che è in me”, di Monet “voglio un colore che tutti li contenga…»
(Giorgio Gallione – Note di regia)
«Se nel lungo tragitto della vita, come insegnava il disilluso Pirandello, è facile incontrare tante maschere e pochi volti, tra questi ultimi vanno cercati quelli di Fabrizio De André e Pier Paolo Pasolini. Allineati, i due poeti, non lo sono mai stati. Ogni volta che una definizione sembrava costringerli, ecco una virata, spiazzante. Spesso involontaria, perché la libertà non cammina su sentieri segnati, vola sul mondo, lo ridisegna, magari lo interpreta, ma senza mai rendere conto a nessuno».
(Alberto Puppo – La Repubblica)
Ore 21. Domenica oe 16
Per info: www.teatromanzonimonza.it – info@teatromanzonimonza.it
039.2315148/039386500
Biglietti interi:Platea 28 euro/Galleria 15 euro – ridotti: 26/13 euro
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