Milano 22 Febbraio – COS’E’ LO STATO PROFONDO
In America lo chiamano “Stato Profondo”; è una malattia endemica di ogni democrazia, è il substrato del sistema di potere e di controllo di un Paese, quell’apparato burocratico, amministrativo, poliziesco e giudiziario (decisivo ed invisibile) che si riproduce come una cellula malata nel corpo della nazione auto-generandosi nel tempo, impermeabile ad ogni cambiamento.
Quando la politica (cioè Governo e Parlamento) è forte, legittimata e sovrana, lo Stato Profondo è tenuto a bada, sotto controllo e può avere persino una funzione positiva di stabilità rispetto agli interessi particolari che la politica potrebbe rappresentare.
Quando la politica è debole, lo Stato Profondo prevale su di essa, la condiziona e la ricatta diventando una sorta di “Governo ombra” che agisce trasversalmente agli schieramenti; e può addirittura succedere che lo Stato Profondo diventi esso stesso Governo come nel caso di esecutivi non eletti dai cittadini e composti da tecnocrati reclutati direttamente dai bassifondi della burocrazia.
Lo Stato Profondo è una sorta di tumore, una cellula impazzita che distrugge la parte sana dell’organismo; più esso è grande è più il corpo vivo di una nazione è debole, più le sue metastasi sono diffuse nei gangli del potere e più una democrazia muore.
Quando ci lamentiamo del perché i Governi cambiano ma non cambia mai nulla in un Paese, è perché non percepiamo il potere immenso dello Stato Profondo.
Lo Stato Profondo è la palude dell’immobilismo; e quando i cittadini, attraverso la volontà popolare, esprimono il cambiamento (in genere con l’elezione di leader o partiti anti-establishment) lo Stato Profondo alza il ponte levatoio e si arrocca per difendere se stesso e il sistema da cui dipende.
In Italia è accaduto con Berlusconi, in America sta accadendo con Trump.
In genere lo Stato Profondo agisce attraverso un braccio armato; in Italia è stata (ed è) la Magistratura, in America è la Cia o quel complesso apparato di controllo che chiamano Comunità d’Intelligence.
L’eliminazione politica di Michael Flynn, l’uomo che Donald Trump aveva messo a capo del Consiglio della Sicurezza Nazionale proprio per ridisegnare la politica estera americana, è la prova della violenta offensiva che lo Stato Profondo sta muovendo contro il Presidente Usa.
PERCHE’ FLYNN?
Per capire perché Michael Flynn è stato fatto fuori non servono complesse analisi politiche; basta rileggere una sua intervista su Der Spiegel del 29 Novembre 2015.
Allora Flynn era “solo” uno dei massimi esperti militari di terrorismo islamico. Nell’intervista ci sono due passaggi fondamentali. Il primo sulla Siria: “Dobbiamo lavorare in modo costruttivo con la Russia. Che ci piaccia o no, la Russia ha preso la decisione di essere lì (in Siria) e di agire militarmente. Questo ha cambiato radicalmente la dinamica. Quindi non si può dire i russi sono il male e devono andare a casa. Non succederà. Dobbiamo stare con i piedi per terra”.
Il secondo sull’Iraq. L’intervistatore gli chiede: “Lo Stato Islamico non sarebbe dove è senza la caduta di Baghdad. Sei pentito?” Risposta: “Assolutamente si (…) è stato un enorme errore. Per quanto brutale fosse Saddam Hussein è stato un errore eliminarlo. Lo stesso vale per Gheddafi e per la Libia, che ora è uno Stato fallito.
La lezione storica è che è stato un fallimento strategico andare in Iraq. La storia non sarà clemente con questa decisione”.
Nell’estate del 2013 (due anni prima) Micheal Flynn era il capo della Dia (Defense Intelligence Agency); insieme al Gen. Martin Dempsey, capo del Joint Chiefs of Staff, elaborarono una serie di rapporti altamente classificati indirizzati alla Casa Bianca.
In questi rapporti spiegavano ad Obama l’errore che stavano facendo gli Usa a cercare di abbattere il regime di Assad invece che combattere l’Isis; così facendo avrebbero gettato la regione nel caos e creato una nuova Libia e dato spazio agli islamisti; spiegarono che i ribelli moderati erano “controllati dai jihadisti” e che la Cia stava cospirando con sauditi e turchi armando le fazioni di Al Qaeda. Tutte cose oggi ampiamente provate.
A Seymour Hersh, uno dei più importanti analisti americani, dichiarò:
“se l’opinione pubblica avesse visto l’intelligence che stavamo producendo ogni giorno, al livello più sensibile, sarebbe andata su tutte le furie‘”.
Ma dovette arrendersi: a Washington “non volevano ascoltare la verità”.
Flynn si dimise dal suo incarico per protesta e da quel momento divenne il più feroce nemico del Partito della Guerra di cui Obama era la maschera esteriore, ma che era radicato nello Stato Profondo dell’America (Cia, Dipartimento di Stato e Pentagono, apparato tecno-militare legato alla fiorente industria della Difesa, vertici del Partito Democratico e del Gop, sistema dei media, think tank). Per questo è stato fatto fuori con un’operazione che Eli Lake su Bloomberg ha definito da “Stato di Polizia“.
Una volta entrato alla Casa Bianca con Trump, Flynn aveva iniziato a lavorare per scardinare lo strapotere dell’apparato intelligence-militare che condiziona la democrazia americana. Per questo doveva essere assassinato politicamente.
Trump ha deciso di sacrificare Flynn; se questa scelta è giusta lo vedremo nei prossimi mesi. Il Presidente Usa sa perfettamente chi sono i suoi nemici; sa che lo Stato Profondo prima ha cercato di impedirgli di entrare alla Casa Bianca con il tentativo di impeachment sulla ridicola questione dello spionaggio russo e ora sta cercando di “normalizzarlo” colpendo gli uomini più ostili al Sistema.
Lo Stato Profondo è il vero nemico di Donald Trump; l’asse con il sistema corrotto dei media e con la violenza attivistica finanziata da Soros per spaventare l’opinione pubblica, disegna il volto di questa America in mano a un’élite spietata.
Vedremo se Donald Trump sarà in grado di resistere all’offensiva che lo Stato Profondo ha scatenato contro di lui e contro la democrazia americana o se invece capitolerà. Se riuscirà a passare alla storia come un Presidente libero o diventerà una semplice marionetta nelle mani del Partito della Guerra come è stato Obama e come sarebbe stata la Clinton. Se grazie a lui l’America tornerà ad essere un modello di democrazia per il mondo o rimarrà la nazione ostaggio di un’élite criminale che in questi nove anni ha prodotto guerre umanitarie e caos in tutto il Medio Oriente per alimentare i giochi geopolitici e gli interessi economici finanziari delle lobby di potere di Washington.
Con l’assassinio politico di Flynn lo Stato Profondo ha incassato una vittoria su Trump. Ma il Presidente sa di non essere Obama e di non essere un prodotto di questo sistema; per questo si è appellato alla sua arma più forte, il popolo americano: “siete la nostra ultima linea di difesa” ha scritto; l’orgoglio del “We the People” contro la forza di un’élite criminale. La partita è tutt’altro che chiusa.
Blog Giampaolo Rossi (Il Giornale)
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