Gucci A/I 17-18: il new vintage di Michele convince ancora?

Cultura e spettacolo

Milano 23 Febbraio – Attesissima a Milano, la collezione Gucci autunno/inverno 17-18 disegnata da Alessandro Michele.

Nel via vai generale e nella confusione totale di queste ore frenetiche in via Mecenate 77, il progetto creativo del giovane stilista romano ha calcato la passerella mostrando ben centodiciassette look di chiara ispirazione orientaleggiante.defile-gucci-automne-hiver-2017-2018-milan-look-77 (1)

Opulenta e melliflua di forza. Colori vibranti e cenni desunti dalla storia folkloristica dell’antica Cina come i draghi e i serpenti: è’ forse questo il segreto di Gucci? Affidarsi al potere simbolico  di questi due animali (che per la cultura cinese sono figure emblematiche di saggezza, potere, fortuna e intelligenza) per incrementare il successo del marchio?

Molto probabilmente si, visto il balzo del fatturato a + 17,8% nel terzo trimestre del 2016, che conferma quanto lo stile new vintage di Gucci piaccia molto, specialmente varcando i confini extraeuropei.

A due anni dalla sigla del contratto di Alessandro Michele, la maison ha visto ridimensionare l’immagine dell’azienda (da sempre simbolo di lusso e glamour) volgendo l’attenzione sul nostalgico vintage.

La rivoluzione creativa del designer, senza alcun dubbio ha portato a risultati soddisfacenti ma questa collezione forse è troppo ricca di reminiscenze antropologiche e culturali, tanto da farla risultare il tutto e il niente.

Troppi fiori, tanti i colori fluorescenti, esagerati gli orpelli: perché questa forzatura stilistica?

L’uomo e la donna sfilano ad agio, insieme. L’universo Gucci non conosce diversità.

Ogni capo di abbigliamento proposto in passerella  è unisex: si sfalda, così, la barriera che divide i generi. Questo è un merito da riconoscere alla maison fiorentina.

Principe di Galles, pizzo, ricami e cristalli sono l’anima di questa collezione che mal si accostano, però, alle stampe over delle corolle, agli abiti da sera plissettati in tessuto metal e alle sovrapposizioni che in particolar modo sono state create nei look maschili.

Si parla di contaminazione, di alchimia e di sperimentazione. Di esplosione di estro e di genio. D’impulsi creativi che stimolano la libertà personale di ogni singolo individuo.

“Mi sento come un alchimista – afferma Alessandro Michele al termine della presentazione- in quello che faccio non c’è scienza e non c’è regola, prendo cose povere e le trasformo in oro”.

Voliamo bassi, anche i grandi possono sbagliare.

Stefania Carpentieri

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