Milano 23 Febbraio – “Non voltarti indietro”, il primo docufilm girato in Italia sugli errori giudiziari e i casi di ingiusta detenzione, è tra i 30 lavori da cui verranno estratti i 5 finalisti per i Nastri d’Argento DOC 2017. La cerimonia di premiazione è prevista venerdì 3 marzo 2017 presso la Casa del Cinema di Villa Borghese, a Roma.
Prodotto da Errorigiudiziari.com, con la regia di Francesco Del Grosso, “Non voltarti indietro” ha già collezionato 15 partecipazioni a festival nazionali (con 6 premi e menzioni speciali) è un’anteprima europea a Tolosa (Francia).
“Non voltarti indietro” nasce da un’idea dei giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, con l’avvocato Stefano Oliva fondatori di Errorigiudiziari.com, l’associazione che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema degli errori giudiziari e delle ingiuste detenzioni in Italia. Un fenomeno molto rilevante, ma nello stesso tempo trascurato. Per le statistiche ufficiali, sono 24 mila, dal 1992 a oggi, gli innocenti finiti in carcere ingiustamente e per questo risarciti dallo Stato con una somma complessiva superiore ai 640 milioni di euro.
Lattanzi e Mainone, che hanno collaborato anche con il programma “Sono Innocente” di Rai 3 condotto da Alberto Matano, iniziarono ai primi anni Novanta a raccogliere e archiviare casi e storie di vittime di errori della giustizia.
Nel 1996 il loro primo libro “Cento volte ingiustizia – Innocenti in manette“, una raccolta di errori giudiziari dal Dopoguerra ai giorni nostri.
L’opera dei due giornalisti è nata, come raccontano loro stessi, “per senso civico”. Dare, cioè, voce a tutti quei casi di mala giustizia che difficilmente trovano spazio sui giornali.
Le difficoltà che hanno dovuto fronteggiare Lattanzi e Maimone prima di dar vita a questo archivio italiano su errori giudiziari e ingiuste detenzioni sono state essenzialmente due. La prima di tipo “tecnologico”, la seconda “burocratico”.
Quando iniziarono l’opera di raccolta dei dati non esisteva la Rete. L’accesso alle informazioni era alquanto difficile. Bisognava recarsi, infatti, personalmente presso gli archivi dei giornali o nelle cancellerie dei tribunali. Senza, spesso, riuscire ad avere poi neppure i necessari riscontri.
Dopo la pubblicazione del libro “Cento volte ingiustizia – Innocenti in manette“ la situazione migliorò. Centinaia di persone, vittime innocenti, presero coraggio decidendo di raccontare le loro traversie giudiziarie. E i due furono sommersi di storie drammatiche provenienti da ogni parte d’Italia.
La difficoltà “burocratica” è legata, purtroppo, al muro di gomma che Lattanzi e Maimone hanno trovato davanti a se quando chiedevano dati al ministero della Giustizia circa il numero delle ingiuste detenzioni.
Con grande sorpresa, il ministero della Giustizia non è in grado di fornire un dato aggiornato al riguardo. In tema di risarcimenti per ingiuste detenzioni, il dicastero di via Arenula non fornisce il numero di domande che vengono presentate.
La somma dei risarcimenti erogata per le ingiuste detenzioni è fornita dal ministero dell’Economia.
Quindi, per fare un esempio, il mancato accoglimento della richiesta di indennizzo per i 4 anni di carcere ingiustamente patiti da parte Raffaele Sollecito, non risulterà nelle statiche ufficiali.
Considerata, quindi, la difficoltà estrema della procedura per poter ottenere il risarcimento, difficoltà creata ad arte per scoraggiare il più possibile chi avendone diritto voglia ottenere un indennizzo, è assai verosimile che i numeri complessivi delle persone ingiustamente arrestate siano nettamente superiori a quelli “ufficiali”.
Senza contare, poi, che qualora si tratti di persone arrestate su ordinanza di custodia cautelare e per le quali non ci sia poi stata una sentenza definitiva di assoluzione, ad esempio perché il reato si è prescritto prima, spesso già nella fase delle indagini preliminari, risulta impossibile procedere con una domanda di risarcimento.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.