Milano 25 Febbraio – Un sondaggio effettuto mercoledì da Istituto Piepoli attesta che la stragrande maggioranza degli italiani si schiera con i taxi nella vertenza che ha visto scioperi spontanei nelle principali città.
Incredibile! Ancora una volta i grandi giornaloni e le élites vanno da una parte e l’opinione pubblica dall’altra. A leggere i giornali i taxi sono una corporazione rozza, le loro proteste antistoriche e pure violente. La storia del tirapugni che doveva dimostrare l’alleanza ideologica con la estrema destra è stata riproposta decine di volte.
Ma gli italiani, a differenza dei soloni che commentano sui giornali, sono più preoccupati del lavoro che si perde, degli utili che vanno all’estero mentre la povertà avanza in Italia.
Ricordiamo da dove partiva la protesta. Il parlamento, nell’ambito del terribile provvedimento chiamato “milleproroghe” (un aborto giuridico che certifica il ritardo della politica italiana) approvava un emendamento che annullava un decreto contro l’abusivismo nel settore auto pubbliche. Avete capito bene: un parlamento che annulla misure contro l’abusivismo senza peraltro fissarne di nuove! Con l’effetto di annullare anche i procedimenti disciplinari intrapresi contr gli abusivi. Una porcata.
Già immaginiamo le obiezioni di chi ha scambiato la difesa di Uber, che fa concorrenza sleale violando le leggi, con la difesa del libero mercato.
Cari amici, c’è posto nel mercato delle auto pubbliche per taxi e ncc che rispettano le leggi. Per migliorare i servizi all’utenza basta che i Comuni governino meglio i turni e i sistemi di chiamata. Il futuro è certamente dei taxi e degli ncc che si doteranno di App per la geolocalizzazione, che offriranno l’uso di carte di credito e bancomat, che differenzieranno l’offerta. Per evitare che appena piove o in occasione di eventi non si debba aspettare ore i rimedi ci sono.
Ma non è possibile spacciare per mercato regolato un servizio dove non c’è tassametro, dove alcuni schiavetti precari per pochi euro e senza controllo delle auto e della professionalità ti trasportano lasciando la maggior parte del profitto a un monopolista elusore fiscale.
Per questo sono contento che l’opinione pubblica oggi parteggi per il lavoro di tante piccole imprese individuali italiane fottendosene del politically correct.
Fabrizio De Pasquale ha 60 anni, è sposato, padre di 2 figli e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche, è stato Capo ufficio stampa di varie aziende e del Ministero dei Beni Culturali. Ha lavorato per RAI ed Expo2015 e per un centro media. E’ stato per 24 anni Consigliere e poi Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Conosce bene Milano ma non smette mai di scoprire i problemi e le eccellenze che la metropoli produce ogni giorno. E’ Direttore e amministratore di Milanopost dal 2014 e crede nel ruolo dell’informazione locale per migliorare la città e i suoi abitanti.