Milano 5 Marzo – Combattere la povertà non vuol dire privilegiare gli immigrati, ma a Milano e adesso anche a livello nazionale quel poco che si fa, lo si fa in modo sbagliato, richiedendo requisiti che, di fatto, premiano gli stranieri. Scrive Chiara Campo su Il Giornale “Sui contributi per gli affitti la battaglia tra italiani ed extracomunitari è persa da almeno tre o quattro anni.
La partita (in percentuale) anche nel 2015 è stata vinta dagli stranieri 67-33, hanno incassato almeno due euro su tre dei fondi erogati dal Comune sulla base delle leggi regionali. Nei primi 20 nomi della lista ce ne sono 14 di altri Paesi. E lo scostamento è ancora più largo se si considera una misura come il Sussidio inclusione attiva (Sia), già sperimentato prima nelle grandi città come Milano ma esteso dal governo Renzi a livello nazionale come misura di contrasto alla povertà. I cittadini in possesso dei requisiti hanno potuto presentare le domande a partire dallo scorso 2 settembre. Si tratta in pratica di una social card per acquistare generi alimentari, prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, per pagare le bollette domestiche di luce e gas. Il contributo economico mensile dipende dal numero dei componenti, può arrivare ad un massimo di 404 euro per le famiglie con cinque o più membri. L’aiuto è rivolto a chi si trova in condizioni economiche molto disagiate, alle famiglie in cui sia presente almeno un minorenne o un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata. Requisito fondamentale è che il reddito Isee sia inferiore o uguale a 3mila euro. Le richieste vengono presentate compilando un modulo Inps, normalmente i soggetti per presentare le pratiche si rivolgono ai Caf, che quindi hanno il polso della situazione. E il bilancio dei primi mesi di applicazione nel 2016 fa già intuire l’andazzo. Su 2.583 domande presentate attraverso 67 sportelli Caf sparsi in tutta la città, 1737 sono state respinte, delle quali 1.302 presentate da persone di nazionalità straniera e 435 da italiani. Tra le 847 richieste accolte, il rapporto è di 606 a 241, quasi il 70% dei sussidi vanno a famiglie non italiane. Nella classifica, primi gli egiziani, seconda l’Italia, poi Marocco, Romania, Perù, Ecuador e Tunisia. «I dati s dimostrano come le misure per la lotta alla povertà siano insufficienti ma anche mal congegnate – afferma il consigliere di Forza Italia Fabrizio De Pasquale -. Le domande vengono esaminate sulla base dell’Isee, che penalizza chi possiede immobili di scarsissimo valore o piccoli depositi in banca, come gli anziani italiani, mentre favorisce chi fa lavori in nero o spedisce i guadagni all’estero e le donne che non registrano in Italia i matrimoni celebrati all’estero». Inoltre «si basa sulla autocertificazione della situazione abitativa e del nucleo familiare, che consente molti abusi. Non si possono disperdere le risorse contro la povertà in maniera cosi poco mirata e addirittura discriminatoria». Insieme ai Caf e ai seniores, riferisce De Pasquale, «stiamo illustrando queste storture al presidente Fi Silvio Berlusconi. La lotta alla povertà sarà il suo cavallo d battaglia alle prossime elezioni. Cambiamo l’Isee, tuteliamo di più gli anziani, contrastiamo gli abusi dovuti a mancati controlli anagrafici e fiscali, aiutiamo chi ha perso il lavoro e non chi lavora in nero». Il capogruppo azzurro Gianluca Comazzi aggiunge: «Bisogna creare un grande fondo contro la povertà che consenta di aiutare i nostri anziani. Il Pd ormai pensa solo agli interessi delle banche e dei grandi gruppi finanziari».
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