La vicenda Consip sta perdendo ogni dignità. Ieri Renzi ha accusato Grillo di sciacallaggio per averlo accusato di voler “rottamare” il padre. In effetti, l’operazione di Matteo non è di killeraggio. È molto, molto peggio. Facciamo due passi indietro. L’inchiesta Consip è incommentabile. È l’ennesimo figlio di Woodcock, uno famoso per iniziare inchieste cosmiche con nomi altisonanti con risultati inesistenti. E questa inchiesta ha tutti i requisiti per essere l’ennesima puntata della serie. Si accusa un imprenditore di aver pagato (non si quanto, dove o come) il padre di Renzi per favori più o meno illeciti ed intermediazione con la Consip. Romeo, chiariamolo, è in galera, perché il nostro bellissimo, incomparabile e massimamente liberale sistema consente di utilizzare prove per l’arresto che poi, per decenza, vieta nel dibattimento. Insomma, nulla che non abbiamo già visto con i coniugi Mastella (entrambi assolti). Questo è il quadro. La cosa grave inizia quando Renzi figlio scopre che l’alternativa è tra rinnegare il padre e perdere il congresso. Questo pensiero è agghiacciante. Certo, la scommessa dell’ex premier è sicura: tanto il padre ne uscirà, dice. E su questo può anche avere ragione, non lo nego. Ma la frase successiva è agghiacciante. Mio padre,s e colpevole, deve avere il doppio della pena. Ah. La frase non è nuovissima, la diceva già Almirante, ma applicata ad un familiare…
Dobbiamo capirci, da qui inizia una lunga ipotesi. Se il padre di Renzi fosse colpevole, l’ultimo problema sarebbe la sua pena. Questo è solo un modo per distrarre la gente. Se Tiziano davvero fosse stato pagato, dovremmo domandarci l’influenza di chi stesse commerciando. Non la sua personale, di sicuro. Siamo tutti adulti, è chiaro che si sta parlando del figlio. Quindi, se il padre fosse colpevole, cosa dovremmo dire del figlio? Io direi che, invece di concentrarci sui multipli di pena da applicargli, dovremmo pensare a quale applicare a chi apparteneva l’influenza venduta. Questa è la differenza tra Almirante e Renzi. Il primo sapeva, era e non si metteva in discussione fosse esterno al terrorismo. Il secondo, invece, è certamente coinvolto (se l’inchiesta fosse fondata, cosa che non credo). E se non lo fosse direttamente, lo sarebbe certamente di riflesso. Per omissione. Davvero non si accorgeva di cosa accadeva intorno a lui? E se fosse così, potremmo fidarci di lui? Tanta incompetenza non sarebbe politicamente inaccettabile? Per questo la frase mi è parsa davvero inaccettabile. Che il padre sia innocente o meno, è il figlio il problema.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,