Kandinskij, arriva al Mudec “Il cavaliere errante”

Cultura e spettacolo

Milano 11 Marzo – Il silenzio e l’atmosfera sono quelli di una sala operatoria, con la cassa circondata da camici bianchi, ma quando l’imballaggio viene aperto, ecco la magia: è arrivato a Milano “Il cavaliere (San Giorgio)”, l’opera di Vasilij Kandinskij, datata 1914-1915, icona della mostra ‘Kandinskij, cavaliere errante. In viaggio verso l’astrazione’ che aprirà mercoledì 15 marzo al Mudec. L’olio su cartoncino, proveniente dalla Galleria Tretyakov di Mosca, ha viaggiato su camion così come le altre opere provenienti dall’Armenia e dalla Georgia.

Dalla Tretyakov, in particolare, sono arrivate una trentina delle 53 opere che vanno a comporre l’esposizione, arricchita da 85 tra icone, stampe popolari ed esempi di arte decorativa, fondamentali per conoscere le fonti visive russe dell’artista.

A seguire l’apertura di ogni opera, un’equipe di restauratrici e di cinque accompagnatrici provenienti dal museo prestatore, impegnate a controllare con luci radenti e misurazioni le condizioni dei dipinti, per verificare che nel viaggio non si siano verificati sollevamenti e piccoli danneggiamenti. “Ogni viaggio è un trauma” dice la curatrice della mostra Ada Masoero, spiegando che per limitare le ripercussioni sulle opere vengono utilizzati imballaggi speciali con supporti e spessori.

Verificato che il dipinto non ha subito traumi, ‘Il cavaliere’ ha preso posto tra antiche icone e stampe popolari. E anche questo è simbolico della tesi dell’esposizione milanese, che rivela il periodo della formazione dell’immaginario visivo dell’artista, profondamente radicato nella tradizione russa, e il suo percorso verso l’astrazione, dall’ultimo Ottocento fino al 1921, quando si trasferì in Germania per non fare più ritorno in madrepatria. “Di mostre su Kandinskij ce ne sono tante, ma questa – spiega Masoero, curatrice insieme a Silvia Burini dell’esposizione promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore – ha una tesi forte: Kandinskij ha attinto fortemente, si è nutrito dell’immaginario dell’arte popolare russa, che tra i suoi temi più importanti ha proprio il cavaliere errante che, sul piano religioso, si trasforma in S.Giorgio”.

Ecco così che, nel quadro scelto per rappresentare la tesi della mostra, ci sono tutti i temi sviluppati nelle varie stanze: la fiaba, l’infanzia, il collezionismo, il cavaliere immerso in paesaggi sterminati, il Cremlino, l’uccello del paradiso. Sullo scudo di san Giorgio, poi, si notano dei simboli ripresi dall’arte folclorica russa, che Kandinskij conobbe nel 1889 quando andò a studiare il diritto popolare dei komi-ziriani rimanendo colpito dal decorativismo delle isbe, degli utensili, dei costumi locali. Qui – ricorda Masoero – iniziò il suo percorso verso l’arte che lo portò, 7 anni dopo, a prendere la decisione di lasciare Mosca e la carriera accademica per andare a Monaco a studiare pittura. Se il Kandinskij più noto è quello dal 1921 – il periodo della Bauhaus – in poi “”questo del periodo russo è il vero Kandinskij, questa è la vera astrazione, non quella geometrica, non sono gli esordi, ma il momento della massima elaborazione intellettuale e artistica”. Sono del 1911, infatti, i primi quadri astratti, ma poi ci sono ritorni continui al figurativo, soprattutto con il ritorno a Mosca nel 1914 a causa della guerra, in cui l’artista creò capolavori che assommavano tratti astratti e figurativi come nel ‘Cavaliere’ cartolina della mostra milanese, che resterà aperta fino al 9 luglio. (ANSA).

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