Milano 12 Marzo – “Manet e la Parigi moderna” al piano nobile di Palazzo Reale racconta il percorso artistico di Édouard Manet (1832-1883) e il ruolo centrale che ha avuto nella storia dell’arte europea. Iniziatore di una nuova pittura, Manet scopre la “meravigliosa” modernità in una Parigi in piena trasformazione, una città che girava a piedi in lungo e in largo, da osservatore appassionato del suo tempo. Sulla scia di Baudelaire, si afferma come “pittore della vita moderna” e sceglie di affrontare temi nuovi che osserva per la strada, al Teatro dell’Opera, nei bar e nei “caffè-concerto”. Le opere presenti in arrivano dalla collezione del Musée d’Orsay di Parigi: un centinaio di opere, tra cui 54 dipinti – di cui 16 capolavori di Manet e 40 altre splendide opere di grandi maestri coevi, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 11 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture. L’esposizione celebra il ruolo centrale di Manet nella pittura moderna, attraverso i vari generi cui l’artista si dedicò: ritratto, natura morta, paesaggio, donne, Parigi, sua città amatissima, rivoluzionata a metà Ottocento dal nuovo assetto urbanistico attuato dal barone Haussmann e caratterizzata da un nuovo modo di vivere nelle strade, nelle stazioni, nelle Esposizioni universali, nella miriadi di nuovi edifici che ne cambiano il volto e l’anima.
La mostra prevede dieci sezioni tematiche:
Manet e la sua cerchia – L’artista coltiverà grandi rapporti d’amicizia con poeti e letterati come Charles Baudelaire, con cui sviluppa un profondo legame; Emile Zola, che lo difenderà strenuamente dai rifiuti del Salon; Stéphane Mallarmé, che frequenta il suo atelier discutendo di pittura e poesia e in numerosi articoli lo elogia come caposcuola e maestro dell’“atmosfera luminosa ed elegante”; la pittrice Berthe Morisot, che diventerà nel 1874 sua cognata sposando il fratello Eugène e sarà sua intima amica, e altri celebri artisti come Degas, Monet, Renoir. La mostra parte da intensi ritratti di Zola, Mallarmé e Morisot, realizzati da Manet tra il 1868 e il 1876, esposti accanto a quelli di altri pittori come Edgar Degas con “Ritratto degli incisori Desboutin e Lepic”, e Giovanni Boldini con “Henri Rochefort.
Parigi città moderna – Manet è il più parigino dei pittori, vivrà e lavorerà sempre nei pressi della Gare Saint-Lazare, nella “nuova Parigi” che si va costruendo sotto i suoi occhi. Per volere dell’imperatore Napoleone III vengono realizzati interventi radicali che cambiano il volto della città, rendendola la capitale europea per eccellenza. In questa sezione figurano opere di Paul Gauguin con “La Senna al Ponte Iéna. Tempo nevoso”, eccezionale dipinto se si pensa che dipingeva da solo quattro anni, influenzato dalla lezione realista di Courbet; di Claude Monet con “Le Tuileries”; di Paul Signac con “Strada di Gennevilliers”, una veduta della periferia settentrionale di Parigi. A queste opere si affiancano altre tele e numerosi disegni con progetti di edifici, chiese, stazioni che testimoniano l’effervescenza costruttiva della città nell’ultimo ventennio dell’Ottocento.
Sulle rive – Sono esposte cinque vedute marine, tra cui spiccano le due tele “Chiaro di luna sul porto di Boulogne” e “La fuga di Rochefort”. Si possono ammirare “Pastorale” di Paul Cézanne, ispirato al celebre “Le déjeuner sur l’herbe” di Manet e “Argenteuil” di Claude Monet, che ritrae una delle mete preferite delle gite domenicali dei parigini, dove Monet soggiorna tra il 1872 e il 1877.
Natura inanimata – In questa sezione sono esposti incantevoli dipinti floreali: due di Manet “Ramo di peonie bianche e cesoie”, specie molto in voga nell’Europa ottocentesca che Manet coltivava nel suo giardino di Gennevilliers, e “Fiori in un vaso di cristallo”, tra gli ultimi quadri dipinti da Manet che, malato, si dedica alla pittura di piccole tele con frutti e fiori di cui coglie con intensità lo splendore e la vitalità, cui si aggiunge “L’asparago”, recapitato dallo stesso Manet al grande collezionista Charles Ephrussi come “aggiunta” ad un quadro con asparagi che era stato pagato troppo. A queste opere sono affiancate due splendide tele di Fantin-Latour e uno straordinario bouquet di Renoir.
L’heure espagnole – Nel primo decennio della sua attività, l’arte spagnola, insieme a Tiziano e Rubens, esercita su Manet una forte influenza. Diffusa a Parigi sin dal 1830, ispira una moda che investe la letteratura, l’arte e il costume. Manet si reca in Spagna nel 1865 e studia i dipinti spagnoli al Louvre, in particolare Velázquez, che considera “il pittore dei pittori”. Testimoniano questo ispanismo le vesti della ballerina Lola Melea, nota come “Lola di Valencia”, “Il combattimento di tori”, “Angelina”, “Il pifferaio”, immagine della mostra, rifiutato al Salon dello stesso anno per la radicalità del trattamento pittorico. I colori stesi con naturalezza per campiture piatte come “grandi macchie” e soprattutto l’assenza di prospettiva, assimilano il dipinto a una carta da gioco, che secondo Zola “buca semplicemente il muro”.
Il volto nascosto di Parigi – In questa sezione è di scena la Parigi dei caffè, delle strade, delle persone meno abbienti, che fa da contraltare al lusso e all’opulenza della vita borghese, protagonista delle sezioni successive. Spicca uno dei capolavori di Manet “La cameriera della birreria”, insieme a due disegni di interni di caffè. Sono esposte in questa sezione “Ciò che si chiama vagabondaggio” di Alfred Stevens, che raffigura una povera donna arrestata con i suoi figli al cospetto di un operaio e di un elegante passante e rappresenta l’insieme dei diversi gruppi sociali coesistenti in città, puntando il dito sulla sorte riservata agli esclusi dallo straordinario sviluppo economico e sociale del Secondo Impero. E “L’attesa” di Jean Béraud dove una elegante prostituta attende di adescare clandestinamente un cliente nel signorile quartiere dell’Étoile. Appartiene all’atmosfera mondana dei teatri e dei balli, la tela carica di rosso “Scena di festa” di Giovanni Boldini, ritrattista della mondanità di Parigi, che rappresenta le Folies Bergère, caffè-teatro attivo dal 1869 sui grandi boulevard.
L’Opéra – In questa sezione le opere sono dedicate al tempio dello spettacolo parigino: l’Opéra. Di Edgar Degas è esposto “Il foyer della danza al teatro dell’Opéra” dove andavano in scena le opere e i balletti più importanti. Di Henri Gervex si ammira “Il ballo dell’Opéra” che mette in scena uno scintillante carnevale. Accanto a queste tele sono presentati vari disegni, acquerelli e piccole sculture in gesso o bronzo rappresentanti progetti per la nuova Opéra e figure mitologiche.
Parigi in festa – Sfilano quadri di artisti che frequentano le serate di gala nei teatri parigini: da Jacques Joseph (detto James) Tissot con l’elegante “Il ballo” (1878 a Jean Béraud con “Una serata”, illustrazione di una affollata e mondanissima soirée; da Eva Gonzalès con “Un palco al Théâtre des Italiens”, a Berthe Morisot con “Giovane donna in tenuta da ballo”. Completano la sezione alcuni disegni di progetti per nuovi teatri, testimoni dell’incessante trasformazione della Parigi dell’epoca.
L’universo femminile. In bianco … – Sono qui presentati alcuni capolavori incentrati sulla figura femminile rappresentata nei suoi momenti intimi. Di Manet è esposta la splendida tela “La Lettura”, dove l’artista ritrae la moglie Suzanne Leenhoff e il figlio naturale della donna, e il celeberrimo “Il balcone”, che lascia perplessi pubblico e critica al Salon del 1869 per la scelta dei colori accesi e per la sconcertante assenza di un soggetto chiaramente definito. Accompagnano queste opere emblematiche due splendide tele di Alfred Stevens: “La lettera di rottura” e “Il bagno”, unico nudo dell’artista belga a Parigi dal 1844, opera la cui attenzione ai dettagli destò l’ammirazione di Manet e “Le due sorelle“ di James Tissot, definita dal critico inglese Wentworth “il paradigma dell’aristocraticità e dell’eleganza sobria”.
… e nero. La passante e il suo mistero – La sezione conclusiva della mostra dedicata alle donne nelle strade parigine ospita due magnifiche opere di Manet: la tela “Berthe Morisot con un mazzo di violette”) e il “Ritratto di Nina de Callias”, a cui si raffrontano due celebri figure femminili di Renoir: “Madame Darras” e “Giovane donna con veletta”, dove l’artista rivela una straordinaria maestria nella resa del nero e nel catturare il fascino fugace di una passante.
Il catalogo della mostra, edito da Skira contiene, oltre alle immagini delle opere esposte, i saggi dei curatori Guy Covegal, Caroline Mathieu, Isolde Pludermacher, Leïla Jarbouai e di Akiya Takahashi, Direttore del Mitsubishi Ichigokan Museum di Tokyo.
La mostra è inserita nel calendario di Artweek, che si terrà dal 27 marzo al 2 aprile 2017 in occasione di Miart 2017 e vedrà Milano fulcro dell’arte contemporanea con inaugurazioni, aperture straordinarie, visite guidate, contenuti speciali ed eventi, realizzati in collaborazione con tutte le istituzioni pubbliche e private che aderiscono all’iniziativa.
Orari: martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle ore 9,30 alle 19,30 – giovedì e sabato dalle ore 9.30 alle ore 22.30 – lunedì dalle 14,30 alle 19,30
Biglietti (audioguida inclusa): Intero € 12 – Ridotto € 10
Infoline e prevendite: tel. 02/92800375 – www.vivaticket.it
Info: www.palazzorealemilano.it, www.manetmilano.it
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.