Siamo arrivati alle minacce. Se i comuni dell’Hinterland Milanese non accoglieranno si passerà ai fatti. L’obiettivo è sgravare Milano dalla pressione che sta subendo ed allestire una vera rete di accoglienza diffusa. Si dà per scontato che, una volta trasferiti, la città non ne riceverà altri e che quelli che dovessero arrivare in futuro saranno redistribuiti a loro volta. La storia, finora, si è incaricata di smentire alcuni presupposti di questi ragionamenti:
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A Milano non vengono solo portati i profughi, in molti casi ci arrivano da soli, al di fuori di ogni controllo o capacità distributiva. Il perché è piuttosto banale: Milano è la porta d’Europa. E molti degli arrivati non vogliono stare qua. Vogliono andarsene. Il problema è che, per riuscirci, possono volerci mesi, nella mora dei quali bivaccano in centrale. Se li mandate a San Donato, sempre in Centrale torneranno.
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Il tempo per asseverare il diritto alla protezione internazionale sono biblici. E dal giorno dopo l’accoglimento o il respingimento della domanda il soggetto è lasciato da solo. Quindi, se la domanda viene rifiutata, il soggetto diventa una mina vagante. Da riportare ad esplodere nel paese di partenza, possibilmente. Questa cosa è infinitamente più semplice se il soggetto è in un posto fisso e presidiato. Cosa che l’accoglienza diffusa non garantisce.
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L’Italia è troppo generosa con la protezione umanitaria. Dice l’Europa. Non noi. L’Europa. Quindi dobbiamo presumere che i numeri, già ridicoli, di aventi diritto, descresceranno. Quindi il problema di cui al punto 2 esploderà. E mi rifiuto di credere che nessuno possa averci, finora, pensato.
Quello che a me pare sempre più evidente è che il problema sia che stiamo parlando della stessa cosa, ma con retropensieri molto diversi. Io sono convinto che, per tutti quelli sprovvisti del diritto a restare, l’unica soluzione sia andarsene. Il Governo sta invece pensando di tenere tutti quelli che arrivano. Quindi. A Milano, si deve fare spazio, ma in via permanente, per poter accogliere la prossima ondata. Permanentemente. A me pare follia. Al PD, evidentemente, no.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,