E’ morto all’età di 90 anni Chuck Berry, il padre del rock ‘n ‘roll

Cultura e spettacolo

Milano 20 Marzo – E’ morto all’età di 90 anni Chuck Berry, il musicista che con la sua memorabile chitarra firmò l’era del rock ‘n ‘roll attraverso brani intramontabili come “Johnny B Goode” e “Roll Over Beethoven”. Il decesso è stato confermato dalla polizia di St. Charles County, in Missouri, che è intervenuta nella sua casa dopo una chiamata di emergenza. Chuck Berry ha influenzato generazioni di musicisti. La rivista “Rolling Stone”, inoltre, lo ha inserito nella lista dei 100 migliori artisti di sempre dopo i Beatles, Bob Dylan, Elvis e i Rolling Stones.  In questi mesi era prevista l’uscita del suo nuovo album, dal titolo Chuck, una sorta di regalo per il suo 90esimo compleanno, avvenuto il 18 ottobre: è il primo Lp di Berry dal 1979 con canzoni originali scritte, registrate e prodotte da lui e dedicate alla moglie Themetta. “Mia cara, sto invecchiando! – aveva detto Berry – Ho lavorato a questo disco per tanto tempo. Ora posso appendere le scarpe al chiodo!”. La sua storia è la storia dei suoi grandi successi che infiammavano i jukebox e che hanno dato un nuovo significato alle classifiche musicali, a partire da “Maybellene”, del 1955, il primo singolo inciso da Chuck Berry, considerato uno dei primi brani rock in assoluto, che rimase al primo posto delle classifiche di R&B per nove settimane. “Se si volesse dare un altro nome rock ‘n roll lo si potrebbe chiamare Chuck Berry”, disse addirittura John Lennon. E non a torto, considerato il contributo indelebile che Chuck Berry ha lasciato per sempre nella storia della musica: con “Roll Over Beheetoven” per esempio, brano del 1956 che ad oggi è tra i più riconoscibili da svariate generazioni, fino al classico dei classici “Johnny B. Goode” del 1958. Scrive il New York Times: “Mentre Elvis Presley era la prima pop star del rock, beniamino delle adolescenti, Chuck Berry ne era il teorico e genio concettuale, l’autore che capiva cosa i ragazzi volevano ancor prima che loro stessi lo sapessero”. Le qualità del genio musicale. E la sua formula perfetta passava obbligatoriamente per una chitarra virtuosa, che affondava la sua base nel country, spiccava il volo con il blues ed echeggiava da ogni jukebox grazie a versi diretti, brevi, accessibili, diventando l’inno di una generazione di adolescenti che sarebbe durato per sempre, grazie a “Sweet Little Sixteen” o “You Can’t Catch Me”. Berry fu però anche un autore “impegnato”, pur nella sua levità, che con “Promised Land”, “Too Much Monkey Business” e “Brown Eyed Handsome Man” riusciva a lanciare allo stesso tempo un’ode e la critica all’America, pur senza mai discostarsi dallo spirito più puro del rock. A consegnarlo definitivamente alla Storia ha contribuito anche Hollywood: Michael J Fox che esegue “Johnny B.Goode” in “Back to the Future” del 1985, poi Quentin Tarantino in Pulp Fiction in cui Vincent Vega (John Travolta) e Mia Wallace (Uma Thurman) ballano un twist sulle note di “You Never Can Tell” incisa da Chuck Berry nel 1964, in una delle scene di ballo più famose del Cinema. (Tg.com)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.